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Tasse, ecco chi risparmierà 920 euro all'anno: le simulazioni sulla manovra

di Tobia De Stefano venerdì 26 novembre 2021

3' di lettura

Festeggia il presunto ceto medio (chi guadagna tra 40 e 60 mila euro): magari non potrà ancora permettersi caviale e champagne, ma con 920 euro netti in più all'anno, una cena fuori extra al mese per tutta la famiglia è garantita. Si accontentano invece delle briciole i due estremi nella forchetta dei redditi del Paese. Un nucleo con due figli a carico che ha introiti da 20 mila euro lordi con le nuove aliquote risparmia la miseria di 100 euro all'anno, che diventano 260 se i salari salgono a quota 28 mila e 520 euro con un imponibile da 100 mila. È questo il riassunto delle simulazioni dei commercialisti interpellati da Libero sulla attesissima riforma del fisco. Quella che dovrebbe portare dopo dieci anni l'imposta sui redditi, l'Irpef, da cinque a quattro scaglioni con la conseguente rivoluzione delle aliquote.

Per la fascia di reddito fino a 15mila resta il 23%, per quella tra 15 e 28 mila si scende dal 27% al 25%, per quella 28-50 mila il passaggio è più drastico dal 38% al 35%, mentre oltre i 50 mila si passa direttamente ad una tassazione al 43%. La sostanza è che viene abolito lo scaglione al 41% e si abbassa da 55mila a 50 mila euro la soglia di uscita del terzo scalino, per concentrare l'impatto della riforma sul ceto medio.

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LE DETRAZIONI - Per adesso c'è solo un accordo politico, che andrà confermato dai partiti all'inizio della prossima settimana. Così come è previsto un riordino delle detrazioni che dovrebbero riassorbire anche il bonus Renzi da 80 euro, poi diventati 100. Ma su questo punto c'è un lavoro sia tecnico che politico ancora in corso. Alla fine l'intervento dovrebbe costare circa 7 miliardi. Che le nuove norme non accontentino tutti è un dato fatto, basti vedere le reazioni degli imprenditori, ma dei punti positivi ci sono. «Siamo soddisfatti - sottolinea Matteo De Lise, presidente del'Unione nazionale giovani dottori commercialisti - per l'abolizione di un'aliquota che consente di avere un cospicuo risparmio pro capite per famiglia. Adesso ci aspettiamo che ci possa essere un serio ragionamento sul'Irap, un'imposta in questo momento inutile e dannosa per le aziende. E ci aspettiamo qualcosa in più per i giovani, un incentivo al'emersione dei redditi delle fasce giovanili o al'apertura di partita Iva, in modo da sostenere anche i redditi più bassi».

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Più critico Federico Grigoli, il commercialista dello studio Pirola Pennuto Rei & Associati che introduce il concetto di tax rate medio (rapporto tra imposte e reddito lordo): «In valore assoluto annuo - spiega - le riduzioni non sono mai significative. La differenza fra il tax rate medio ante e post riforma per tutte le fasce di reddito sostanzialmente non cambia». Rigoli ha considerato la famiglia di un lavoratore dipendente con due figli e moglie a carico. E ha visto che il rapporto tra quanto guadagna e la relativa tassazione passa dal 6,09% al 5,59% per un reddito da 20 mila euro, dal 15,74% al 14,67% per chi arriva a 30 mila euro e dal 30,20% al 29,15% per i profitti da 60 mila euro. Insomma, quisquilie. «Va sottolineato - conclude - che dopo la riforma ai redditi lordi superiori ai 50 mila euro verrà applicata l'aliquota del 43%, mentre prima tale aliquota era applicata sui redditi superiori ai 75 mila euro». 

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