Aumenti-choc

Bollette alle stelle, rincari da 15 miliardi: ecco chi subisce la stangata peggiore

Sandro Iacometti

Il copione è già visto. Azzerare il caro bollette per le famiglie più povere e smorzare gli effetti per gli altri. Sono questi gli obiettivi che il ministro dell'Economia, Daniele Franco, ha dichiarato ieri durante il Consiglio dei ministri dedicato alla proroga dello stato di emergenza per il Covid. Il problema è che le cifre in gioco sono ben diverse. E l'intervento che ad ottobre è riuscito soltanto a limitare al 30% gli incrementi dell'energia, questa volta rischia di essere ancora meno efficace. Per tamponare i superincari, quantificati inizialmente dallo stesso governo in una botta di circa il 40%, l'esecutivo ha stanziato quasi 3,5 miliardi. Ora sul piatto ce ne sono (la cifra è stata confermata ieri da Franco) 3,8, ma gli aumenti che a gennaio potrebbero anche raggiungere i 15 miliardi di euro. La percentuale che inizia a trapelare dagli esperti che stanno studiando notte e giorno il dossier, con un occhio sempre rivolto al prezzo del gas (che in questi giorni viaggia in Europa intorno ai 220 euro), è infatti di un incremento complessivo di luce e gas rispetto al quarto trimestre del 2021 di circa il 50%. Il che significa una catastrofe. I soldi messi a disposizione da Mario Draghi non solo basteranno, se va bene, a limare di un quarto gli aumenti, ma, cosa più preoccupante, si esauriranno subito con i primi tre mesi di caro bollette. E la restante parte dell'anno? Nessuno lo sa.

 

 

LE MISURE - Per ora, replicando la strategia di ottobre, il governo punta a far passare la grande attenzione rivolta alle fasce più svantaggiate della popolazione, sia famiglie sia aziende. Novecento milioni sono infatti dedicati a potenziare il bonus sociale per i nuclei in difficoltà mentre per le piccole e medie imprese si ipotizza la possibilità di poter pagare il conto di luce e gas a rate. Le misure saranno tradotte in un emendamento alla manovra atteso per oggi: ci sono 1,8 miliardi per annullare gli oneri generali di sistema per le utenze della luce fino a 16kwh, a beneficio di famiglie e piccole imprese, come bar e artigiani. Altri 600 milioni servono ad abbassare al 5% l'Iva per il gas (ora al 10% per le utenze domestiche, al 22% per le altre). Con mezzo miliardo si tagliano poi gli oneri sul gas. Fondi che si aggiungono ai due miliardi già stanziati nella legge di bilancio. Molti, però, nell'esecutivo sono consapevoli che l'aumento dei costi potrebbe essere tutt' altro che temporaneo. Per questo, come ha spiegato il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, il governo valuta anche «come aumentare la quota di produzione nazionale del gas, a parità di consumi interni, riducendo le importazioni», usando di più giacimenti chiusi «che possono essere riaperti in un anno». Un'idea che, inutile dirlo, solleverà la protesta di Cinquestelle e ambientalisti, malgrado l'operazione non sia basata su nuove trivellazioni. Altre misure strutturali in arrivo sono un decreto ministeriale per i gasivori e un decreto interministeriale per la compensazione dei costi indiretti Ets (il sistema dei permessi di Co2) che gravano sull'energia.

 

 

BLACKOUT - Sul fronte europeo l'Italia, assieme alla Francia, alla Spagna e ad altri Paesi, propone di muoversi insieme non solo sul calmieramento dei prezzi ma anche sullo stoccaggio. Una posizione fortemente caldeggiata dalla sottosegretaria alla Transizione ecologica, Vannia Gava, secondo cui «l'idea di una acquisizione unitaria di energia da parte dell'Ue è una delle migliori idee che l'Europa abbia avuto in questi anni, ma vederci dietro uno scontro geopolitico in questo momento delicatissimo di tensioni ad est è un grave errore». Il tema dei prezzi energetici sarà sul tavolo del summit dei leader Ue domani, quando al Senato si vivranno ore calde sul fronte di una manovra che corre contro il tempo. L'unica consolazione è che sembra scongiurato il rischio di un blackout. «Rispetto agli altri Paesi europei, l'Italia ha una situazione degli stoccaggi digas che è tra l'85 e il 90% ed è di gran lunga la migliore in Europa», ha spiegato Cingolani, «quindi posso permettermi di dire che l'Italia non dovrebbe correre il rischio di tensioni».