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Fisco, il gioco sporco per incassare sulla pelle dei lavoratori

di Iuri Maria Prado domenica 4 settembre 2022

2' di lettura

Quando si dice che i dipendenti pubblici non pagano le tasse non si vuol dire che non subiscano grassazione. Non le pagano nel senso che lo Stato, quando li assume, si inventa un valore - perlopiù fuori mercato- per quel posto di lavoro, e poi ne gira direttamente a sé stesso una buona metà. Non sono tasse: è la creazione di una posta fittizia che alimenta un mercato a sua volta fittizio, e cioè il mercato del (poco efficiente) lavoro pubblico.

Col dipendente del settore privato non è troppo diverso: ma al gioco, in questo caso, partecipa (obbligato) il datore di lavoro cui lo Stato sgraffigna quella metà di valore posticcio. Anche stavolta il risultato è una specie di privazione, ma nemmeno in questo caso si tratta propriamente di tasse, se non a carico di chi assume: paga tasse per assumere. E a ben guardare il risultato cui tende lo Stato non è un lavoratore stipendiato, ma un datore di lavoro da tassare se, e perché, assume.

Col lavoratore autonomo l'aggressione deve necessariamente essere più violenta, perché ancora non si è stabilito (ma la proposta avrebbe un successone, nel Paese mezzo socialista che siamo) che la remunerazione del lavoro autonomo debba avvenire direttamente presso un conto corrente del potere pubblico, che poi redistribuisce a discrezione. Nell'attesa, ecco le tasse vere e proprie. Con la differenza che esse infieriscono su attività libere e perciò esposte al rischio di mercato, e puniscono in tal modo una ricchezza che non è creata, come invece è quella pubblica, in modo artificiale. Il competitore del commerciante, del professionista, dell'artigiano, dell'imprenditore, non è il collega di carrozzone il cui lavoro è remunerato a prescindere, in base a quei parametri da economia pianificata: è invece il suo omologo, cioè uno che se è più bravo, più efficiente, più flessibile, più esperto, lo fotte. Non ci sono solo gli evasori a non pagare le tasse.

Ci sono anche, anzi soprattutto, quelli che lo Stato assolve dal compito ripagandoli col posto sicuro.

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