Rischio smobilitazione per Napoli, Gioia Tauro e Palermo

Occhio, l'Europa toglie le merci ai nostri porti

Francesco Specchia

Dopo un florilegio di migranti, Ong selvagge e vie delle seta varie, ora ci mancava soltanto l'Europa che ci frega i porti.
Accade che, attraverso un banale documento in burocratese - la proposta numero 384 del 27 luglio 2022- la Commissione Europea rimoduli il Ten-Tossia la Rete Transeuropea dei trasporti; e che, nel silenzio dei media, si appresti a rompere l'equilibrio, stabilito nel 2013, tra i "Corridoi", gli assi nord-sud e est-ovest del trasporto merci marittimo, a favore di questi ultimi. La conseguenza sarebbe una iattura per l'Italia che dunque vedrebbe la smobilitazione dei suoi porti soprattutto del sud Napoli, Gioia Tauro e Palermo, porto già ambito dalla Cina.

CARTA CANTA Lo afferma un documento Eurispes: «Il baricentro delle grandi reti europee di trasporto è stato spostato decisamente verso l'Europa dell'Est, i Balcani, il Mediterraneo orientale». Alla base di questa decisione ci sarebbe la guerra in Ucraina, che oggi spinge l'Unione a facilitare l'adesione dei Paesi di tali aree. Ragion di Stato di politica estera.
E sta bene. Ma Eurispes nota anche che l'Italia è già stata penalizzata dall'uscita della Gran Bretagna dall'Unione, e che la cosa «ha avuto un impatto negativo sui trasporti di merci tra Genova, Rotterdam e Gran Bretagna». E che la suddetta ristrutturazione dei Corridoi massacrerebbe, appunto, invece i porti del Mezzogiorno, nonostante «l'unica concessione della Commissione europea al nostro Paese riguardi il prolungamento da Ravenna a Bari del corridoio che collega il Mar Baltico e il Mare Adriatico», aggiunge sempre Eurispes.
Ora, il traffico e il giro d'affari dei porti italiani è di circa 12 milioni Teu -di container l'anno, di poco inferiore solo al traffico del porto di Rotterdam. Ora, la faccenda dei corridoi di «primario interesse Ue» è estremamente complessa: trattasi d'un intreccio di fili strategici sulla cartina d'Europa in due direzioni opposte.
Scrive la rivista Report e Difesa: «L'elemento fondamentale su cui riflettere riguarda il fatto che, nell'individuare i nove corridoi strategici, nel 2013 l'Ue fu molto attenta a disegnare uno schema di reti di trasporto equilibrato nelle sue proiezioni, interne ed esterne, sia lungo l'asse Nord-Sud che lungo l'asse Est-Ovest. Nel 2022, con l'ultima revisione promossa la scorsa estate tra i mesi di giugno e luglio, questo equilibrio d'insieme è stato notevolmente modificato. Praticamente si è rotto».
Cioè: il fatto che un asse stia prevalendo sull'altro crea problemi potenzialmente enormi all'Italia.
Tra i primi ad accorgersi della modifica dei Corridoi Ten-T spicca Giovanni Mollica, ingegnere e consulente di Eurolinkil consorzio d'imprese che vinse le commesse per il Ponte di Messina, nonché voce ascoltata dalla Lega ai tempi del governo gialloverde: «Ecco la naturale e prevedibile conseguenza di avere perso vent' anni nel capire cosa volesse dire Connettività delle rete (che vanta finanziamenti della Commissione Ue per 26 miliardi e passa, ndr).
E l'importanza dei Corridoi Nord-Sud, ignorati per dare la priorità a quelli Est-Ovest senza capire che sarebbero passati ben sopra le Alpi. Relegando a secondari quelli che passavano in Val Padana, area infinitamente meno importante di quella dell'Europa centro settentrionale». E prosegue l'ingegnere: «Ora è molto difficile recuperare anche perché gli assi Nord-Sud si sono spostati a Est (Turchia, Grecia e Balcani) e a Ovest (Spagna)».
Tra l'altro c'è un precedente. «Il Corridoio centrale Berlino-Palermo, che vent' anni fa l'Ue considerava il più importante è stato progressivamente abbandonato grazie alla mancata volontà di attivarlo da parte dei governi italiani.
Una responsabilità storica che ha condannato l'Italia intera alla marginalizzazione».
Mollica forse è eccessivamente pessimista. Però c'è qualcosa che non torna. Per arrivare a tutto questo, serviva il consenso unanime di tutti i Paesi coinvolti; e dunque anche il consenso -masochistico dell'Italia. Sempre Eurispes afferma: «Come si legge testualmente nel documento comunitario sulla nuova rete europea dei Corridoi di trasporti del 27 luglio 2022 numero 384, la proposta è stata elaborata dopo un'ampia e approfondita interlocuzione interistituzionale e bilaterale con gli Stati membri della Ue e i principali stakeholders, registrando un via libero a procedere nella revisione (incontri del 8, 10, 29 giugno, consultazione dal 6 al 22 luglio)».
Quindi? Quindi -si chiede ancora Eurispes-: «Chi ha partecipato per l'Italia? Quali posizioni ed esigenze ha espresso in queste occasioni?». Già, chi? Alla domanda ufficiale le istituzioni rispondono con un generico riferimento ai «governi precedenti». Sono operazioni che richiedono anni.
E l'attuale ministero responsabile di infrastrutture e porti qui dovrebbe approfondire.

COME CORREGGERE? Eurispes: «Dall'altro c'è da chiedersi se e come sia possibile modificare questa proposta che penalizza il nostro Paese. È possibile correggerla in modo che la strategia europea risulti più equilibrata verso il Mediterraneo nelle due aree occidentale e orientale? Più proiettata anche nel coinvolgimento della sponda Sud del nostro mare?». E qui dovrebbe intervenire il ministro preposto. Matteo Salvini, credo. Com'era quella faccenda di difendere «l'interesse nazionale e i confini esterni»?...