Ormai Christine Lagarde non fa nemmeno in tempo ad aprire bocca che i mercati sprofondano. È successo di nuovo ieri, quando Christine Lagarde, ospite del World Economic Forum a Davos, si è lasciata sfuggire poche frasi che hanno terremotato le borse di mezza Europa. «L'inflazione è troppo alta e siamo determinati a riportarla al 2% in modo tempestivo e a varare tutte le misure che dobbiamo usare per farlo». Tradotto: i tassi dovranno continuare ad aumentare. Subito dopo le sue parole sui principali listini europei si sono scatenate le vendite che li hanno portati a chiudere in rosso: Francoforte ha perso l’1,72%, Parigi l’1,86% e Milano l’1,75%. Tuttavia, le dichiarazioni di Lagarde non hanno
sortito quasi alcun effetto sullo spread.
Dopo le tensioni iniziali che lo hanno portato a quota 177, il differenziale tra Btp e Bund ha chiuso a 172 punti base, sullo stesso livello di mercoledì, con il rendimento del decennale che si è attestato al 3,77%, in lieve aumento rispetto al 3,73% del giorno prima. Ma a spingere la Bce a proseguire sulla strada del rialzo dei tassi non c’è solo l’inflazione che, seppure in rallentamento, continua a correre. Gli ultimi dati sul mercato del lavoro e le proiezioni sulla crescita, infatti, sono migliori delle attese. «Le notizie» sull’attività della zona euro, ha spiegato Lagarde, «sono diventate molto più positive nelle ultime settimane», e hanno fatto «spostare in avanti le prospettive di recessione». «Ora si attende una lieve contrazione» per l’ultimo trimestre 2022 e per quello in corso, ha aggiunto, rimarcando che quest’anno «non sarà brillante ma migliore di quanto temuto». Per quanto riguarda i mercati del lavoro, Lagarde ha sottolineato che «non sono mai stati così dinamici » e che il numero di disoccupati in Germania è «al minimo rispetto a quello che abbiamo avuto negli ultimi 20 anni». Tutti buoni motivi, nell’ottica della governatrice, per proseguire con il rialzo dei tassi di interesse.
Va detto, però, che all’interno del Consiglio direttivo Lagarde sembra essere sempre più in balìa dei falchi del Nord Europa. Durante la riunione del 15 dicembre, stando a quanto riportato dai verbali pubblicati ieri, ci sarebbe stata una vera e propria trattativa tra le due anime della Bce. I rigoristi hanno infatti acconsentito a un aumento dei tassi di 50 punti base, più contenuto dei due precedenti da 75 punti, in cambio dell’impegno a dire chiaramente ai mercati che i rialzi proseguiranno in maniera «significativa e ad un ritmo
costante». Nonostante già in passato Francoforte avesse sbagliato più volte le previsioni sulle dinamiche dei prezzi, le stime sulla crescita e su un’inflazione giudicata ancora «troppo elevata per troppo tempo», si legge nel documento, hanno spinto numerosi membri del Consiglio a chiedere una stretta da 75 punti base.
Alla fine è passata la soluzione di compromesso proposta dal capo economista della Bce, Philippe Lane, perché ritenuta «sostanzialmente equivalente all'aumento dei tassi di 75 punti base». «Un approccio più costante» negli incrementi del costo del denaro, infatti, «potrebbe essere visto come coerente con la natura più persistente del processo dell'inflazione e con la continua elevata incertezza".