Un documento della Banca centrale europea smentisce il segretario della Cgil Maurizio Landini, secondo cui il governo Meloni avrebbe sottratto 25 miliardi di euro ai lavoratori, sui salari degli ultimi anni, attraverso il “fiscal drag” (drenaggio fiscale). Come si legge sul Messaggero, questo documento, uno studio sui salari condotto da ben 30 economisti, “sta gettando un certo scompiglio nel dibattito economico italiano e presto, c’è da scommetterci, diventerà oggetto di discussione politica”.
Secondo gli economisti che hanno lavorato allo studio, il fiscal drag sarebbe stato più che compensato dalle politiche fiscali adottate dai governi Draghi e Meloni attraverso la riduzione delle aliquote Irpef e il taglio del cuneo contributivo, che hanno aumentato il netto in busta paga per i lavoratori, soprattutto per quelli a reddito medio-basso. L'analisi della Bce, dunque, evidenzia come l'esecutivo abbia restituito più di quanto ha prelevato tramite il fiscal drag, con una redistribuzione a favore dei redditi sotto i 35 mila euro. Dunque, quello di cui parla il sindacato di Maurizio Landini, la perdita di potere d’acquisto reale dei salari, non sarebbe provocato dal drenaggio fiscale ma da una contrattazione salariale che non ancora ha recuperato l’inflazione.
Gli economisti, poi, hanno contestato l’Ufficio studi della Cgil per degli errori metodologici come l’inclusione di categorie non lavorative e il mancato considerare gli aumenti contrattuali e le misure fiscali adottate.