Il dossier

Borsa, strani movimenti prima dell'attacco di Hamas del 7 ottobre

Operazioni sospette. Le definiscono così due docenti americani le mosse in Borsa avvenute a pochi giorni dall'attacco di Hamas del 7 ottobre. Stando a Robert Jackson della New York University e Joshua Mitts della Columbia, qualcuno sarebbe stato a conoscenza degli attacchi pianificati. Una conoscenza che avrebbe utilizzato scommettendo contro i titoli di società israeliane nella previsione che il loro valore sarebbe crollato dopo l’invasione a sud.

Una tesi interamente contenuta all'interno di un documento di 66 pagine. Qui i due hanno analizzato altre situazioni di crisi per Israele. Tra questi - riporta Il Corriere della Sera - il crollo finanziario mondiale del 2008, la guerra contro Hamas nel 2014, la pandemia 6 anni dopo. Risultato? Il volume di movimenti, soprattutto attorno al 2 ottobre, è stato nettamente superiore ai casi del passato.

Un fatto simile è avvenuto durante il periodo di Sukkot, la festa dei Tabernacoli, quando nel Paese c’era un clima di calma. I due non puntano direttamente il dito contro il gruppo terroristico, ma è abbastanza implicito nel loro saggio che l’informazione da lì sarebbe circolata. "L’organizzazione dispone di esperti - commenta il quotidiano Haaretz - in grado di mettere a segno una manovra di questo tipo. Non c’è bisogno di pensare a un coinvolgimento dell’Hezbollah libanese o dell’Iran".

 

 

Insomma, per Jackson e Mitts gli investitori dovevano avere un’idea del piano e dei tempi, considerato quanto siano rischiose le operazioni di vendita allo scoperto. Hanno scelto di azzardare la mossa negli Stati Uniti su un Exchange Traded Fund (Etf) che raggruppa le principali compagnie israeliane e ne segue l’andamento. Non solo, perché hanno anche puntato su specifiche società alla Borsa di Tel Aviv, mentre hanno evitato New York. La ragione può essere che immaginavano che i gruppi più globali avrebbero potuto beneficiare dal conflitto tra tecnologie avanzate e militari.