Non ci provate. Le Borse europee, con l’eccezione di Londra, hanno chiuso tutte in positivo. Parigi ha siglato gli scambi con un più 0,35%, Francoforte maglia rosa con il più 1,16%. A Milano l'indice Ftse-Mib ha terminato la seduta con un rialzo dello 0,74%. Ma oltre oceano inizia a spirare una brutta aria. Ad addensare le prime nubi ci ha pensato Elon Musk. La sua discesa in campo ha fatto precipitare Tesla del 7% nel premercato fin dalla mattina, deprimendo le contrattazione di Wall Street in avvio. A fare il resto ci ha pensato Trump, con le sue nuove minacce di dazi. Nelle lettere pubblicate online spuntano, tra le altre, tariffe del 40% al Mynamar e Laos, al 25% per Malesia e Kazakistan, Giappone e Corea del Sud. A poco è servito il rinvio annunciato della tagliola al primo agosto. Wall Street ha ingranato la retromarcia. A poco più di meta seduta il Dow Jones perde l'1,44% a 44.186,03 punti, il Nasdaq cede l'1,26% a 30.340,96 punti mentre lo S&P 500 lascia sul terreno l'1,21% a 6.203,50 punti.
Ecco, non ci provate. Non di nuovo. L’afa che ha attanagliato l’Italia per una settimana prima di lasciare il passo a piogge e abbassamento delle temperature qualcosa dovrebbe aver insegnato. I fenomeni che accadono nella nostra vita, sia quelli meteorologici sia quelli finanziari, sono solitamente temporanei. E se una rondine non fa primavera, come recita la saggezza popolare, qualche grado in più e qualche scivolone di Borsa non annunciano l’apocalisse. Se è vero che il passato fa scuola e che gli errori aiutano a diventare più saggi, prima di far scattare la nuova ondata di panico sui mercati che vanno a gambe all’aria e sui risparmi dei poveri lavoratori americani che vanno in fumo consigliamo a tutti di voltarsi solo un secondo a guardare quello che è successo dal liberation day del 2 aprile. Ricordate lo scenario tipo Covid? Nulla sarà più come prima, è peggio della grande depressione, la crisi dei mutui subprime era niente a confronto. Poi sono passate un po’ di settimane e i mercati mondiali non solo hanno recuperato il terreno perduto, ma hanno anche iniziato ad inanellare record mai visti. S&P 500 e Nasdaq nelle ultime settimane hanno toccato a più riprese i massimi storici; Francoforte è a un passo dal record assoluto; Piazza Affari è sui livelli pre-Lehman Brothers. Per essere ancora più chiari, l’indice MSCI World, costituito da migliaia di titoli a livello globale, ha chiuso il semestre in crescita dell’8,6% da inizio anno e del 14,4% su base annua. Il Dax di Francoforte ha registrato nei sei mesi un rotondo +20%, il nostro FtseMib con un +16,4% si è confermato uno dei migliori listini mondiali. Il Nasdaq è avanzato del 7,9%, l’S&P 500 del 5,5%.
Allora, di fronte a questi dati non pretendiamo che chi (compresi fior di esperti che concionavano le loro profezie) aveva annunciato cataclismi finanziari devastanti chieda scusa e si vada a nascondere dalla vergogna. Ma non è chiedere troppo che almeno nei prossimi giorni si eviti di sproloquiare a vanvera su crisi che non esistono e terremoti che fanno tremare solo il buon senso. Così come il caldo torrido non ha spazzato via il genere umano (vale sempre la pena ricordare che in Europa si muore per il freddo 8 volte più che per il caldo), un crollo di Borsa non distruggerà i mercati finanziari. Anzi, a differenza del clima in questo caso c’è anche da guadagnare. Sei listini crollano fregatevene dei gufi e comprate a mani basse. L’unico rischio che si corre è quello di fare un buon affare.