Parliamoci chiaro, per chi può permettersela, ha la ricarica nel garage e circola solo in città, l’auto elettrica è una figata. Sei à la page, abbatti i consumi, parcheggi ovunque e puoi entrare nelle Ztl più blindate, persino in quella esclusivissima messa in piedi da Beppe Sala a Milano. Sì, ma gli altri? I comuni mortali che devono portare la famiglia in viaggio in autostrada, non hanno il parcheggio dentro casa e devono accendere un mutuo per comprarsi l’ultimo ritrovato della tecnologia green? Alcuni recenti sondaggi (S&P Global Mobility) registrano che più del 40% di chi ha comprato un’elettrica ci ripensa e torna all’endotermico e che l’84% degli automobilisti continua a ritenere i motori a scoppio più affidabili. Certo, c’è il pianeta da salvare, l’aria da ripulire, il bollino radical chic da esibire. Ma sembra proprio che la sbornia delle auto a batteria stia per finire. E se vi sembra eccessivo parlare di ubriacatura, basti pensare che l’insieme delle auto che circolano in Europa, finora il continente più agguerrito nel combattere l’inquinamento, produce l’1% delle emissioni globali di Co2. Il che significa che anche se da domani ci muovessimo tutti con l’elettricità, il mondo neanche se ne accorgerebbe.
Del tentativo, però, si sono accorte eccome le imprese. L’automotive europeo, scuserete l’esempio poco ecologico, è alla canna del gas. L’ultima ad aver ridotto le stime di vendita è la Volkswagen, un tempo regina mondiale dell’auto e ora costretta a chiudere fabbriche e licenziare i lavoratori. Ma la furia ambientalista sta iniziando a produrre danni anche tra i campioni del green. Tesla, complice anche l’assurdo boicottaggio nei confronti di Elon Musk, sta perdendo colpi ovunque. E adesso le crepe si vedono anche su quello che sembrava un carro armato, ovviamente a batteria. Dopo quattro mesi di vendite nazionali in calo e l’utile trimestrale in flessione per la prima volta dopo tre anni e mezzo, ieri è arrivata la notizia che non ti aspetti. L’oracolo di Omaha, il mago degli investimenti Warren Buffett, dopo 17 anni ha deciso di spegnere il motore e scendere dalla Byd. Investimento chiuso, con i soliti ampissimi guadagni (il titolo è cresciuto di circa 20 volte), e saluti a tutti. Intuizione, presagio? Difficile dirlo.
Green deal, Urso: "lo cambiamo insieme a Francia e Germania"
"Un patto sociale è sicuramente un buon viatico per accrescere ulteriormente occupazione e salari, che in qu...Quello che è sotto gli occhi di tutti è che la realtà, come spesso gli capita di fare, è tornata prepotentemente ad infrangere le nobili illusioni. Persino Mario Draghi, per definizione super europeista e super ambientalista, ha detto qualche giorno fa che i divieti Ue per il motore endotermico non si possono rispettare. Ursula von der Leyen, pur non rinunciando a lodare le rinnovabili, continua a parlare senza sosta di nucleare, termine fino a qualche tempo fa bandito.
L’Agenzia internazionale per l’energia ha recentemente invitato il mondo ad incrementare gli investimenti nei combustibili fossili per soddisfare la domanda di energia globale. E ieri, in una sorta di sfogo fantozziano il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, ha definito il green deal «la più grande cavolata che potevamo fare». Chissenefrega del pianeta? Tutt’altro. Sul tavolo ci sono i biocarburanti, l’idrogeno, le auto ibride, quelle superecologiche a benzina, quelle a metano. Un ventaglio di opzioni che consentirà di ridurre le emissioni senza distruggere intere filiere produttive. Nel frattempo la tecnologia migliorerà anche l’elettrica, aumentando l’autonomia, diminuendo i tempi di ricarica e, soprattutto, i costi di produzione.