Chissà se e quando il Governo dell’area euro si renderà conto di quanto i ritardi in innovazione tecnologica stanno costituendo il primo motivo della sua esclusione per essere protagonista alla formazione del nuovo ordine mondiale. Trump, seppur con una dialettica spinta agli eccessi, sta tentando di imporre un risveglio all’area Euro, ma neppure i dazi riescono a scuoterla, eppure questi dazi sono una vera punizione che viene inflitta ad un suddito non certo a un alleato. Lo stesso tentativo di Draghi di scuotere il Governo comunitario e quello delle singole nazioni che vi aderiscono, non ha smosso nulla di nulla e intanto la guerra tecnologica segue il suo corso, con gli Usa che innescano le marce sempre più alte per continuare ad averne nel predominio da estendere sullo spazio e la Cina che recupera e si avvicina e a sua volta invade il mercato europeo di auto elettriche e ibride, pannelli solari, e altre decine di prodotti finiti in modo da apportare dall’export quanto serve per compensare il calo di produzioni e domanda interni. Vero che per recuperare l’immenso divario tra l’industria tecnologica statunitense e cinese, servirebbero immense risorse finanziarie, nell’ordine di trilioni di euro, ma più passa il tempo e più il divario si allarga diventando incolmabile.
Le prime dieci aziende tecnologiche di vari settori, tutti con interessenze nel AI e computing, superano ormai 20 trilioni di capitalizzazione, ovvero il doppio della capitalizzazione di tutti i mercati finanziari Ue, ma non solo, anche il 30% in più del pil europeo, con destinazione al raddoppio il primo e il secondo congelato e in parziale recessione in Germania e Francia. Solo un mercato unico dei capitali e del debito potrebbe risollevare le sorti economico-finanziarie di Eurolandia. Un mercato unico dell’Ue destinato a far circolare capitali, investimenti e risparmi attraverso gli Stati membri, in modo da facilitare le aziende nel trovare finanziamenti per la crescita e l'innovazione e aumentare le opportunità di investimento per i risparmiatori, attraendo capitali e imprese che ottengono facilitazioni e incentivi per quotarsi in un nascente listino tecnologico sul modello Nasdaq.
Si realizzerebbe un listino in grado di attrarre imprese dall’India e altri paesi asiatici e soprattutto dell’America Latina, inoltre in grado di supportare le start up e, come è successo oltre 40 anni fa negli Usa farle decollare. Ricorrere al mercato dei capitali consentirebbe finanziamenti basso costo alle imprese, condivisione del rischio con gli investitori e faciliterebbe anche la crescita dell’indotto produttivo basato soprattuo da noi su piccole e medie imprese , le avrebbero a loro volta un accesso facilitato al creditato. Promuovere investimenti di lungo corso deve essere obiettivo primario e per farlo servirà anche un ambiente stimolante per investire e meno sollecitato agli stress dei quotati al Nasdaq. Tutti i capitoli citati costituiscono i pilastri per rilanciare lo sviluppo e renderlo duraturo, uno sviluppo che deve avere nell’innovazione tecnologica la sua prima componente . Importante sarà riuscire a rimuovere le barriere che ancora frammentano i mercati dei capitali nazionali europei, rendendo un unico mercato europeo dei capitali aggregante e stimolato da facility, riuscendo così nell’intento di contribuire alla crescita economica complessiva dell’Ue.