Questa volta è diverso? O questa volta è uguale? Nell’eterno pensiero degli investitori che tende a rimuovere i cattivi ricordi, e a farsi trascinare dall’entusiasmo dei prezzi crescenti nella convinzione che al meglio non ci sia mai fine, oggi si aggiunge un dilemma che assume toni shakespeariani e che suggerisce cautela e un eccesso di prudenza. Vi sta venendo il mal di testa? Siete confusi? Per anni ho sentito ripetere la frase «questa volta è diverso», come fosse un mantra, in una sorta di autoconvincimento che tutto possa crescere all’infinito. E i mercati te lo fanno credere, fino al grande boom, quando la bolla scoppia e il sogno finisce.
La madre di tutte le bolle moderne, la “dotcom” ha lasciato ferite indelebili, e anche chi non l’ha provata sulla propria pelle vive dei ricordi di chi l'ha tramandata, e ogni qualvolta ne intravede le fattezze, all'istintivo «questa volta è diverso» ora associa il «e se fosse uguale?». Quando ti scotti con l’acqua calda, poi hai paura anche di quella fredda. Ed è così per Paul Tudor Jones, leggendario investitore che recentemente ha dichiarato di rivivere l’ottobre del 1999, un’analisi che ha acceso subito il dibattito tra chi è favorevole al pericolo bolla contro chi segue il partito del «questa volta è diverso». Tra i primi c'è Jamie Dimon che ha manifestato tutte le sue preoccupazione sull’attuale euforia del mercato: «Prevedere il tempismo della correzione è impossibile, potrebbe essere tra 6 mesi o 2 anni».
Ma sono tutte opinioni che alimentano il dibattito assieme alla confusione. La prima cosa che dovremmo chiederci è quale sia la bolla, il tech, il debito, il bitcoin, o non c’è nessuna bolla? Ne parlavano venerdì sera in un pannel a Class Cnbc, gli esperti temevano gli eccessi, ma siccome i prezzi continuavano a salire erano costretti a esaltare i pregi del rialzo. Pochi minuti dopo, il crash, quasi in diretta! Il mercato ha questo difetto, vuole sorprendere.
Trump con il consueto messaggio su Truth minaccia la Cina con nuovi dazi, Wall Street di colpo vira al ribasso, gli eccessi e il turbo degli Hft fanno il resto dipingendo uno scenario cupo dai contorni da black friday. Peccato che l’annuncio sulla stretta cinese all’export di terre rare di giovedì fosse stato totalmente ignorato. Non è strano? Ancora più strani sono stati i commenti sulla caduta di Wall Street. Per giorni si è temuto lo scoppio della bolla, e venerdì sera, dopo il fragoroso -3%, il pensiero comune è stato: niente panico. Mi viene in mente la frase di Mark Twain che piaceva tanto a Charlie Munger: «La storia non si ripete ma fa rima».
BITCOIN: 10K $ persi in poche ore, la domanda è che c’entra il Bitcoin con i dazi? Il Bitcoin però c’entra con la liquidità e il risk off. FUZZY: le discese delle banche e di Ferrari non sono un bel segnale e come abbiamo imparato spesso Milano anticipa.
ARGENTO: simbolico il movimento di giovedì con toccata di $50 e caduta. Ma che c’entra l’argento con i dazi?