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Pensioni, "no alla retroattività": il governo disinnesca la stretta

di Michele Zaccardi giovedì 18 dicembre 2025

3' di lettura

È Giorgia Meloni a imporre il dietrofront. «Nessuno che ha riscattato la laurea vedrà cambiata l’attuale situazione, qualsiasi modifica dovesse intervenire varrà solo per il futuro. L’emendamento in questo senso deve essere corretto», dice la premier nel corso delle repliche al termine del dibattito in Aula al Senato. La polemica sulla “manina” del Ministero dell’Economia che ha depositato la modifica alla manovra sulla penalizzazione del riscatto della laurea e sull’allungamento delle “finestre mobili” per andare in pensione rientra.

Del resto la notizia dell’emendamento aveva fatto sobbalzare sulla sedia quasi tutti nella maggioranza. Tant’è che la Lega, dopo aver ribadito la sua contrarietà al provvedimento, in serata ha depositato un sub emendamento per disinnescare quella che stava diventando a tutti gli effetti una bomba.

Ad annunciarlo era stato già nel corso del pomeriggio il relatore della manovra per il Carroccio in Commissione, il senatore Claudio Borghi: «In assenza di intervento immediato del governo noi sicuramente presenteremo dei sub emendamenti». Poi in serata l’ufficialità: «Ho fatto depositare» l’emendamento «che cancella la parte relativa alle pensioni, relativamente alle finestre e al riscatto della laurea, e sostituisce con una copertura che abbiamo individuato nell’Irap sulle banche specificando che è una clausola di salvaguardia».

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Del resto dalle parti della maggioranza la stretta sulle pensioni declinata nelle due misure era arrivata come un fulmine a ciel sereno. Secondo il testo, la penalizzazione sul riscatto di laurea scatta per chi, dal 2031, maturerà i requisiti contributivi per l’anzianità (42 anni e 10 mesi per gli uomini, un anno in meno per le donne). In sostanza, il riscatto continuerà a incidere sul valore dell’assegno ma apporterà sempre meno mesi al conteggio dell’anzianità contributiva: una penalizzazione che parte da sei mesi nel 2031 e sale di sei mesi ogni anno, fino ad arrivare ai trenta nel 2035. L’intervento comporta risparmi per 2 miliardi nel quinquennio.

L’altra misura nel mirino è quella sulle finestre mobili. La distanza tra la maturazione dei requisiti per la panesione anticipata e l’effettiva ricezione dall’assegno sale dai tre mesi ora previsti a quattro nel 2032-33, a cinque nel 2034 e sei dal 2035 con economie cifrate in 3,3 miliardi complessivi. Attacca la Cgil. Insieme all’adeguamento alla speranza di vita, l’accesso alla pensione anticipata sale così a 43 anni e 9 mesi di contribuzione, nel 2035: «Altro che flessibilità», «peggio della Fornero», «una follia».
Già nel corso della giornata aveva provato a gettare acqua sul fuoco Fratelli d’Italia che, per bocca del senatore e relatore della legge di Bilancio per Fdi, Guido Liris, ha parlato di «norme tecniche» ed «eccesso di zelo da parte della struttura tecnica del Mef». Norme che, comunque, puntualizza, sono «tese a salvaguardare i saldi di bilancio riferiti alle annualità 2030-2031».

Quanto alla richiesta di modifica da parte del Carroccio, Liris frena: «Certamente la tutela di quei saldi potrà vedere altre fonti di finanziamento, pertanto rispetto alle obiezioni emerse aspettiamo innanzitutto la posizione del Mef». Più prudente la posizione di Forza Italia che si fa sentire tramite Raffaele Nevi, portavoce nazionale: «Il governo ha inserito delle norme che entreranno in vigore nel 2030, ci ragioneremo», dice ad Affaritaliani.

«L’aspettativa di vita cresce e quindi si alza l’età per andare in pensione. E comunque l’Italia è uno dei Paesi in Europa dove si va in pensione più tardi. Con calma, ne parleremo e vedremo confrontandoci con il governo».

Dall’opposizione va all’attacco Elly Schelin. «Avete riscritto la manovra e con una sola mossa fate una stangata sulle pensioni che è un furto sia ai giovani che agli anziani. È una vergogna prendervi i soldi chi ha studiato e di chi ha già pagato per riscattare la laurea. Un’altra manovra di promesse tradite.

Dovevate abolire la Fornero invece state allungando l’età pensionabile a tutti» attacca la segretaria dem durante le dichiarazioni di voto in aula sull’informativa della premier Meloni in vista del Consiglio europeo. Ora la parola passa ai tecnici e al confronto parlamentare, ma il segnale politico è arrivato. Meloni ha chiarito la linea del governo e aperto alla correzione del testo. Con un punto fermo: le nuove regole, se ci saranno, non saranno retroattive.

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