Il regalo a sorpresa sotto l’albero quest’anno non l’ha portato Babbo Natale, ma il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che ieri si è presentato in Commissione Bilancio per annunciare di aver trovato risorse aggiuntive da mettere in manovra per circa 3,5 miliardi. Soldi veri che andranno a finanziare misure già in manovra e altre che verranno inserite nelle riunioni che si terranno in questi giorni. «Si tratta di modifiche sulle quali il Tesoro stava decidendo le modalità d’intervento - ha spiegato il senatore di Fratelli d’Italia Guido Quintino Liris, che ricopre il ruolo di relatore della manovra- e che verranno calate nella manovra». Una modifica che «è stata complessivamente quantificata in circa 3,5 miliardi». Sul come queste risorse sono state trovate ha provato a rispondere il leghista Claudio Borghi: «Erano nelle famose “pieghe di bilancio” e il Mef è stato bravo a trovarle...».
A seguito dell’annuncio è partita la corsa a capire come e dove queste risorse verranno allocate. Da indiscrezioni si sa che esse dovrebbero riguardare i temi delle Zes (le Zona economica speciale) che sta funzionando soprattutto al Sud, ma che proprio nei giorni scorsi lamentavano scarsità di fondi. Poi verrà finanziato l’iperammortamento (che consente alle imprese un risparmio fiscale sull’acquisto di nuovi beni strumentali). E ancora la misura “industria 5.0”, che dovrebbe risolvere i problemi della versione precedente che non ha funzionato come ci si aspettava; e misure per contrastare il caro materiali.
Poi c’è il capitolo dello spostamento di alcuni finanziamenti afferenti il Ponte sullo Stretto. Un’operazione necessaria visto i pronunciamenti della Corte dei Conti che, inevitabilmente, faranno slittare la partenza dei cantieri che Salvini aveva previsto entro il gennaio 2026. È ancora Liris a spiegare il senso dell’operazione: «Abbiamo un provvedimento nuovo che va incontro alle esigenze dei lavoratori e delle imprese»: Poi l’esponente di Fdi rivela una piccola curiosità: «Questa modifica poteva essere gestita e trattata al di fuori della Commissione Bilancio, attraverso un Dpcm, ma il ministro Giorgetti ha spiegato che ha preferito, essendo ingente il tipo di intervento, calarlo all’interno della manovra per rendere protagonista il Parlamento. È una bellissima pagina che dà la possibilità al Parlamento di gestire una manovra più complessa con aiuti chiesti anche dalle opposizioni».
L’auspicio di Claudio Borghi, poi, è che una parte di queste risorse possano andare a ministeri che hanno subito tagli, per esempio per le coperture del “piano Casa”, vero cavallo di battaglia della Lega e di Matteo Salvini. Sapremo tutto oggi quando arriverà in commissione il maxi emendamento e quando in tarda mattinata la Commissione tornerà a riunirsi. Accanto al “regalo di Natale” di Babbo Giorgetti, ci sono poi le trattative che emendamento dopo emendamento hanno portato ad altre modifiche - questa volta a saldo zero - della Manovra, per un totale di circa 211 milioni. I provvedimenti vanno dai fondi per prorogare di 12 mesi il termine di cessazione dell’incarico dei giudici Tributari di Matera, ai 5 milioni per il compleanno della Scala di Milano (che nel 2028 soffierà sulle sue prime 250 candeline). Oltre 114 milioni sono stati stanziati al Viminale per incrementare i servizi delle forze dell’ordine anche durante lo svolgimento delle Olimpiadi invernali. Sempre alle forze armate andranno 20 milioni per il fondo per l’integrazione delle forme pensionistiche complementari.
Viene poi incrementato di 30 milioni per il 2026 e di 27 per il 2027 il fondo di sostegno per le famiglie delle vittime di gravi infortuni sul lavoro. E ieri, in serata è stato depositato da Fratelli d’Italia anche l’emendamento sull’oro di Bankitalia, che tanto ha fatto discutere nelle scorse settimane. Il testo finale, fa espressamente riferimento al Trattato sul funzionamento dell’Unione europea. «Fermo restando quanto previsto dagli articoli 123, 127 e 130 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, il secondo comma dell’articolo 4 del Testo unico delle norme di legge in materia valutaria, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 31 marzo 19 88, n. 148, si interpreta nel senso che le riserve auree gestite e detenute dalla Banca d’Italia, come iscritte nel proprio bilancio, appartengono al popolo italiano», si legge nel testo depositato. Una formulazione che dovrebbe accontentare tutti, ma soprattutto riallineare l’Italia agli altri Paesi nel mondo che hanno una riserva aurea che, seppur gestita dalle rispettive banche centrali, resta di proprietà dello Stato. Solo in Italia da un paio di decenni, non funzionava così. L’emendamento dovrebbe riuscire a sanare questa anomalia.