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Burkina Faso, ritrovato "corpo di uomo bianco ucciso a colpi d'arma da fuoco". Si teme per Luca Tacchetto

di Matteo Legnani domenica 20 gennaio 2019

2' di lettura

Il corpo di "un uomo bianco ucciso a colpi d'arma da fuoco" è stato trovato mercoledì sera a Siega, nella provincia di Soum, nel nord del Burkina Faso, Paese teatro di frequenti attacchi jihadisti. Lo apprende l'agenzia AFP da una fonte della sicurezza. "Il corpo viene portato ora verso Dori (nel nord) per l'identificazione", precisa la fonte. "Il corpo è stato scoperto da alcuni residenti, che hanno allertato le forze dell'ordine", spiega la fonte della sicurezza, aggiungendo che una prima analisi è stata effettuata a Gorom-Gorom, prima del trasferimento nell'obitorio dell'ospedale di Dori. "Non c'era nessun documento di identificazione né nessun cellulare che consentissero l'identificazione sul posto", ha aggiunto la fonte.  Un italiano e la compagna canadese, il 30enne veneto Luca Tacchetto e la 34enne Edith Blais di Montreal, sono scomparsi in Burkina Faso a metà dicembre, durante un viaggio da Bobo-Dioulasso a Ouagadougou. Peraltro, fa saper sempre AFP, sono diversi gli occidentali scomparsi negli ultimi mesi nel Paese africano: un canadese, dipendente della società mineraria Progress Minerals, è stato rapito martedì sera nel sito di Tiabangou, vicino alla frontiera con il Niger, da un gruppo armato che era fuggito proprio in direzione del Niger, in teoria senza passare dal Soum. Poche ore dopo la diffusione della notizia sul ritrovamento del cadavere, l'agenzia Reuters, citanjdo il ministero della Sicurezza del paese africano, ha chiarito che il cadavere apparteneva a Kirk Woodman, dipendente di una società mineraria, sequestrato lo scorso martedì da terroristi nel sito di Tiabangou. Il commando era poi fuggito in Niger senza passare da Soum. A settembre del 2018 un indiano e un sudafricano che lavoravano nel settore minerario erano stati rapiti nella miniera d'oro di Inata, nel nordovest del Paese. A gennaio del 2016 una coppia australiana fu sequestrata a Djibo: si trattava del dottor Kenneth Elliot, che dirigeva una clinica da diversi anni, e della moglie Jocelyn; lui fu liberato dopo un anno, mentre la moglie resta prigioniera. Un romeno, Iulian Ghergut, che lavorava per l'enorme miniera di manganese di Tambao, nel nord, è ancora in mano ai jihadisti da quando è stato rapito ad aprile del 2015. Leggi anche: Burkina Faso, il brutto sospetto sull'italiano sparito: chi potrebbe averlo rapito

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