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Corea del Nord, la nuova bomba atomica di Donald Trump: una minaccia per Kim Jong-un e Vladimir Putin

di Andrea Tempestini domenica 14 gennaio 2018

2' di lettura

Gli Usa modificheranno la loro dottrina d’impiego delle armi nucleari, privilegiando ordigni di piccola potenza per consentire attacchi limitati di precisione e rendere più impiegabili tali armi. Lo anticipa il britannico Guardian, ma il piano sarà ufficializzato a fine gennaio. Leggi anche: Luttwak: "Perché bisogna bombardare subito la Corea del Nord" Gli Usa già hanno atomiche come le bombe B61 sganciabili da aereo, la cui potenza è modulabile a piccoli livelli, ma la novità sarà dotare di testate a bassa potenza una parte dei missili balistici Trident D-5 imbarcati sui 14 sottomarini americani della classe Ohio, oltre che sui 4 sottomarini britannici classe Vanguard. L’idea è assicurare un attacco atomico limitato, favorito dalla sorpresa totale che viene dall’occultamento in mare dell’unità subacquea. Ogni missile Trident contiene nell’ogiva otto testate multiple da 475 kilotoni di potenza ciascuna. Significa che ogni testata ha una forza di 40 volte l’esplosione di Hiroshima del 1945, che era 12 kilotoni. Troppo, per un attacco politicamente giustificabile. Il primo pensiero di Donald Trump è la Corea del Nord, per far capire a Kim Jong Un che con mini-testate, 5 kilotoni o meno, si può usare il nucleare per annichilire l’arsenale nordcoreano senza distruzioni superflue e ricadute radioattive su Corea del Sud o Giappone. Atomiche più «usabili» ribaltano la dottrina varata da Barack Obama nel 2009, che poneva più paletti. Ma la nuova dottrina è anche un messaggio alla Russia di Vladimir Putin, dicendo che gli Usa sono disposti ad abbassare la soglia nucleare per bilanciare il possibile ricorso russo a nukes tattiche in una guerra con la Nato. Proprio pochi giorni fa, il 6 gennaio, un «monumento» della Guerra Fredda, l’ultimo leader sovietico, ormai 87enne, Mikhail Gorbachev, invitava Mosca e Washington a trovare un accordo per mantenere il fragile trattato Inf del 1987, che aveva eliminato gli «euromissili» con gittata fra 500 e 5500 km per scongiurare il rischio di un duello atomico locale in Europa. Il 14 dicembre 2017 lo stesso Putin sosteneva che gli Usa già violerebbero il trattato con le basi antimissile di Deveselu, in Romania, e Redzikowo, in Polonia, perché il modulo di lancio dei missili difensivi SM-3 è identico a quello dei Tomahawk offensivi a testata atomica, che potrebbero esservi nascosti all'interno. E gli americani, di riflesso, ribattono che i missili russi Iskander, schierati sui confini con la Nato, a Kaliningrad avrebbero gittata superiore ai 400-500 km dichiarati, ricadendo nei divieti dell’Inf. Insomma, la partita Est-Ovest resta pericolosa, specie in caso di errori di valutazione. di Mirko Molteni

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