Donald Trump non è "sotto attacco". "È l'establishment democratico e anche parte di quello repubblicano a doversi difendere". E i giornali possono anche continuare a infierire sul presidente, spiega Edward Luttwak, noto politologo americano, ma non servirà a nulla: "La loro audience non supera il 3 per cento. L'elettorato bianco rimane con lui. Lo riconosce persino Michael Moore, regista ultraliberal. Sarà rieletto, prevede sconsolato". E il segretario di Stato Tillerson "rimarrà. A meno che non si licenzi. Anche lui si rende conto di quanto fa Trump per contenere l' espansionismo cinese. Con Obama la Cina comunista ha fatto quel che ha voluto. Rubava tecnologia e si copriva dietro le previsioni della World Trade Organization, nella quale fu fatta entrare incautamente da Bill Clinton. Ora Trump vuole rinegoziare le regole delle joint ventures". E anche "il presidente cinese Xi Jinping ha capito che Trump fa sul serio. E collabora per mettere il guinzaglio al paranoico dittatore che i missili se li è costruiti negli otto anni di Obama". Trump poi, continua Luttwak, "intende riportare in America posti di lavoro. Le cito questo episodio: anni fa Obama va da Apple in California. Incontra Steve Jobs e gli chiede di ritrasferire parte della produzione negli States. Risposta: non ci penso nemmeno. Otto mesi fa Trump incontra Tim Cook, il successore. Gli fa la stessa richiesta a muso duro. Risultato: la Foxconn sta riaprendo gli stabilimenti americani".