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Brasile, la storia di Marina Silva: candidata "per caso", può diventare presidente

di Vezzani Flavia domenica 31 agosto 2014

3' di lettura

Cambio di rotta in vista per il Brasile, dove per la prima volta da 12 anni a questa parte, il Partito dei lavoratori rischia di perdere le elezioni presidenziali. Secondo un sondaggio pubblicato il 26 agosto, in Brasile l’ecologista Marina Silva, candidata "a forza" dopo la morte in un incidente aereo dell'ex leader del Partito Socialista Brasiliano (PBS), Eduardo Campos, sarebbe in vantaggio alle elezioni presidenziali di ottobre rispetto alla presidente uscente Dilma Rousseff del Partito dei lavoratori. Candidata per caso - Marina Silva era destinata alla vicepresidenza, ma quando Eduardo Campos, capo del PBS, ha perso la vita lo scorso 13 agosto nel tragico incidente che ha coinvolto l'aereo su cui viaggiava, il partito ha deciso che la leader sarebbe diventata Marina. In realtà lei non è una socialista, ma è ben più a sinistra: il partito da lei fondato, Rete Sostenibilità, non ammesso alle elezioni dal tribunale elettorale, aveva stretto alleanza con il Partito socialista di Campos. Marina Silva aveva partecipato con il Partito Verde Brasiliano alle presidenziali anche nel 2010, ottenendo il 19 per cento dei voti e contribuendo, con quel risultato piuttosto inaspettato alla mancata vittoria al primo turno di Dilma Rousseff. Marina era stata ministro dell'Ambiente durante la presidenza di Luiz Inácio Lula da Silva e Campos l'aveva attirata a sé offrendole la candidatura da vice, nella speranza di ottenere più consensi. Analfabeta fino a 16 anni - Marina Silva è nata nel 1958 in Amazzonia da una famiglia con undici figli, di cui solo otto sopravvissuti a malaria, epatite e altre malattie diffuse in quelle zone. E' stata analfabeta fino a quando aveva 16 anni. Si è pagata gli studi in storia lavorando come cameriera e dopo la laurea ha iniziato a militare nel movimento ambientalista brasiliano di Chico Mendes. È stata una delle fondatrici del Partito dei Lavoratori con Lula da Silva che, diventato presidente del Brasile, l’ha scelta come ministro dell’Ambiente nel 2003. Si è dimessa cinque anni dopo, delusa dalle critiche sulla sua politica eccessivamente “verde” e soprattutto dall'assegnazione a un altro ministro del progetto di riforma della legge sui possedimenti fondiari dell’Amazzonia. Se dovesse vincere le presidenziali, metterebbe fine a vent'anni di egemonia del Partito dei lavoratori nel panorama politico brasiliano. Sarebbe anche la prima volta che un'afrobrasiliana diventa presidente in Brasile, nonché la prima volta di un’evangelica presidente in un paese a maggioranza cattolica. La corsa contro Dilma Roussef - Secondo il sondaggio dell’istituto Ibope, l’attuale presidente Dilma Rousseff prenderebbe il 34 per cento dei voti al primo turno, il 5 ottobre, in vantaggio rispetto a Marina Silva del Partito socialista, che prenderebbe il 29 per cento. Ma nel caso di un secondo turno, secondo il sondaggio, Marina Silva avrebbe molte possibilità di vincere e potrebbe prendere il 45 per cento dei consensi contro il 36 per cento della presidente uscente. I programmi di Silva e di Rousseff non sono molto diversi, si possono considerare entrambi di sinistra: Silva ha più attenzione per l’ambiente ed è nuova rispetto a Rousseff, che è la presidente uscente ed erede di Lula; ha però molta meno esperienza politica e di governo. A favorire Marina Silva sono il rallentamento della crescita economica e l’aumento dell’inflazione, che hanno reso il governo di Rousseff meno popolare. Inoltre nei mesi che hanno preceduto i Mondiali di calcio, il Brasile è stato attraversato da movimenti di protesta che chiedevano un maggiore impegno del governo per la scuola pubblica, per i trasporti e per l’accesso della popolazione ai servizi e che contestavano le spese sostenute dal paese per i Mondiali. 

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