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Siria, sì al controllo arsenale chimico

La Russia, però, non vuole votare la risoluzione Onu. La Casa Bianca: "Ora la priorità torna ad essere la diplomazia". Verso una soluzione?
di Michele Chicco domenica 15 settembre 2013

Vladimir Putin e Barack Obama

2' di lettura

La Siria ha accettato il piano proposto da Vladimir Putin e dice “sì” al controllo Onu sul suo arsenale chimico. Da qui potrebbe partire una nuova fase della guerra civile siriana che potrebbe portare, in futuro, alla completa distruzione delle armi chimiche nelle mani di Damasco. Anche Barack Obama si dice “d’accordo” ad una discussione in sede Onu sulla proposta russa. ll presidente degli Stati Uniti d’America ci sta e prova, di fatto, a distendere gli animi dopo le frizioni internazionali dei giorni scorsi, anche se la geopolitica la fa ancora da padrone. Il Consiglio di Sicurezza è stato fissato per le 22 di stasera (ora italiana) e Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna hanno annunciato la presentazione di una risoluzione che preveda, anche, "un calendario" di smantellamento delle armi chimiche in Siria.  Veto - E mentre Putin incassa la sua vittoria, dall’Europa si leva l’invito di Francia e Gran Bretagna a votare compatti la risoluzione vincolante delle Nazioni Unite. L’accusa lanciata da Parigi è chiara. Il ministro degli esteri, Laurent Fabius, al termine di una telefonata con l'omologo russo, Serghei Lavrov, ha annunciato che la Russia non ha intenzione di votare nel Consiglio di Sicurezza a favore del controllo dell’arsenale chimico a disposizione di Bashar al-Assad. Così sarebbe a rischio l’intera operazione che ha come unico obiettivo quello di scacciare i timori di un attacco aereo in soccorso ai ribelli. Se Putin dovesse esercitare il suo potere di veto, insomma, tutto sarebbe vano e la risoluzione non avrebbe alcun valore per Assad.  “Voti sì” - Il premier britannico, David Cameron, ha spiegato che la risoluzione che sarà presentata oggi all’Onu conterrà indicazione su margini e tempi dell’azione siriana. Cameron, dopo la bocciatura dell’intervento militare da parte del Parlamento britannico, ha nell’Onu la sua chance e per questo è lo sponsor numero uno della risoluzione. Da Londra, spera che la diplomazia russa decida di votare sì per poter incominciare a controllare da vicino Assad e il suo arsenale. 

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