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Deputati Usa, veri eroi anti-Casta:dormono in ufficio per risparmiare

Per spendere meno nelle trasferte, trascorrono la notte nella loro stanza in Parlamento. Un sogno per noi italiani, abituati alle spese folli della politica
di Andrea Tempestini domenica 23 dicembre 2012

3' di lettura

di Simona Verrazzo Tempo di crisi e i deputati, per risparmiare sulle trasferte, decidono di dormire nel loro ufficio in Parlamento. Un sogno, sembrerebbe a noi italiani abituati alle spese folli dei politici di casa, ma che invece è realtà dall’altra parte dell’Oceano.    Negli Stati Uniti un gruppo di membri della Camera dei rappresentanti, la Camera bassa del Congresso (il Parlamento a stelle e strisce) ha avviato una meritoria iniziativa per risparmiare sulle spese, in particolare quelle famigerate delle trasferte nelle loro città di residenza: dormire nel proprio ufficio presso la capitale statunitense. In tutto una cinquantina di deputati, per la maggior parte repubblicani, hanno deciso di dare il buon esempio, nonostante lo stipendio-base di un parlamentare sia di 174.000 dollari all’anno, poco più di 14.000 dollari al mese. La mobilitazione è diventata un caso, con i network d’oltreoceano che si sono precipitati per riprendere la vita dei politici. E così ecco che deputati in giacca e cravatta che ricevono i giornalisti nei loro uffici al Congresso e poi tirare fuori il lettino da campeggio che usano come giaciglio di fortuna, oppure aprire cassetti con le provviste di cibo e tutto l’occorrente per l’igiene personale: di giorno sede di lavoro dove mettere a punto leggi e programmi politici, di sera mini-abitazioni; con qualche i comfort, tra cui frigo bar e forno a micro onde per evitare di andare al ristorante (altro sperpero di soldi pubblici). Ogni soluzione, infatti, è pensata in nome della riduzione delle spese, come è il caso delle docce: vengono usate quelle della palestra del Congresso. Tra i deputati lanciati nell’iniziativa c’è Tim Walberg, repubblicano dello Stato del Michigan, classe 1951, che la prende con pragmatica filosofia e confida: «L’unica cosa che mi manca rispetto al mio letto a casa è mia moglie». Dello stesso avviso è il collega di partito Paul Gosar, 54 anni, rappresentante dell’Arizona, dove svolge la professione di dentista, che spiega la ragione politica della sua scelta. «Mi piace finire il mio lavoro. Stando qui non perdo tempo e posso leggere, incontrare la gente e assicurarmi che sia tutto in ordine. Lavoro per conto dei miei elettori e devo essere rigoroso». Negli States come in Italia, la capitale viene vista come luogo in cui perdersi nei palazzi del potere, presi da un vortice di privilegi che con la politica e il bene comune hanno poco a che spartire. La pensa così Joe Walsh, ex membro del Congresso che a novembre non è riuscito a farsi eleggere. Deputato dello Stato dell’Illinois, si era trasferito nel suo ufficio governativo per smarcarsi da coloro che, una volta arrivati a Washington, diventano personaggi mondani, dimenticandosi delle terre che li hanno eletti. «Io non sono una creatura del Distretto di Columbia», ha dichiarato con orgoglio, «io appartengo all’Illinois. Dormire nel mio ufficio mi ricorda che il lavoro non deve essere comodo». Anche gli Stati Uniti sono alle prese con i tagli alla spesa pubblica. Lo stesso presidente Barack Obama venerdì, ultimo giorno di lavori prima della pausa per il Natale, ha esortato il Congresso sul fiscal cliff: «Andate a casa, fatevi uno zabaione natalizio, poi tornate a Washington e approvate il pacchetto di sgravi fiscali modulato per evitare di finire nel baratro fiscale». Poi Obama ha dato il «buon esempio» ed è partito in vacanza alle Hawaii.

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