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Nell'ex oasi laica si prepara la Jihad

Minacce di morte ai politici laici mentre gli islamisti amano le bande armate
di Lucia Esposito domenica 10 giugno 2012

2' di lettura

  Nel Paese da dove la Primavera Araba è iniziata si è votato il 23 ottobre per un’Assemblea Costituente. E questa il 12 dicembre ha eletto nuovo presidente il centrista Moncef Marzouki, nell’ambito di un accordo di unità nazionale in cui presidente dell’Assemblea stessa è diventato il socialdemocratico Mustapha Ben Jafaar mentre primo ministro è stato designato il segretario del partito islamista Ennahda, Hamad Jebali. Insomma, una situazione in teoria equilibrata: anche se i 16 ministri su 30 che gli islamisti si sono presi sono in proporzione più dei loro 89 deputati su 217. Comunque, il ministro del Turismo Piero Gnudi appena andato in Tunisia a firmare un’intesa col collega Elyes Fakhfakh, a indicare  il complessivo grado di fiducia dell’Occidente nell’evoluzione in corso. Ma sotto la superficie non è che tutto vada liscio. In un Paese in passato talmente laico da aver introdotto l’aborto nel 1965 con 13 anni di anticipo sull’Italia, giusto lunedì il Ministero degli Affari Religiosi ha fatto partire un’inchiesta penale contro Jalel Brick: un noto blogger accusato di blasfemia. Brick sta in Francia, ma rischia una condanna in contumacia e la privazione della cittadinanza. Senza contare che già lo scorso aprile mentre era seduto in un bar degli Champs-Élysées si prese una pugnalata alle spalle da un gruppo di giovanotti dall’inequivocabile barba salafita. D’altra parte, la morte dell’ex-premier Essesbsi è stata chiesta apertamente da un predicatore anche dipendente del Ministero degli Affari Religiosi: poi però, una volta denunciato, ha cercato di difendersi dicendo che intendeva una morte «solo politica». Per capire l’aria che tira si può pure ricordare che lunedì è stato il giorno in cui in nome della Sharia il presidente di Ennahdha, Rachid Gannouchi si è detto contrario all’abolizione della pena di morte.  Ma più inquietante di tutto è la comparsa di una specie di «polizia salafita», composta da ronde di barbuti che vanno in giro a minacciare baristi e donne senza velo. Il 24 maggio l’attore Rajab Magri, accusato di essere un miscredente, è finito addirittura in ospedale per le botte subite, e anche una giornalista è stata picchiata da sette energumeni per avere «le braccia scoperte». La stampa dice che ci sarebbero campi di addestramento militare nel Sud riforniti di armi dall’Algeria e con finanziamenti sauditi e qatarini, anche se la Guardia nazionale smentisce. I sindacati, a loro volta mobilitati contro un’inflazione galoppante per combattere la quale il premier islamista Jebali ha dato il consiglio stile brioches di Maria Antonietta di «non comprate i prodotti troppo cari», assicurano che l’Ennadha starebbe appunto addestrando miliziani per reprimere eventuali proteste contro il governo a guida islamista. Dunque hanno iniziato a fortificare le proprie sedi mentre anche altri cittadini iniziano a organizzare milizie di difesa anti-salafite. Insomma, cronaca di una guerra civile annunciata. di Maurizio Stefanini  

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