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M5S, finanziamento segreto dal Venezuela: "Le prove sono vere, mi querelino pure", parla l'autore dello scoop di Abc

di Maurizio Stefanini mercoledì 17 giugno 2020

2' di lettura

Quarantasei anni, Marcos García Rey è il giornalista investigativo spagnolo che in Italia è diventato improvvisamente famoso per il suo scoop sui finanziamenti del regime venezuelano ai Cinque Stelle.

Alla storia della valigetta del consolato di Milano lei è arrivato dopo essersi occupato di molte cose diverse: sezione araba della Efe, membro dell'International Consortium of Investigative Journalists, co-organizzatore di un Master alla Università Rey Juan Carlos, indagini sui Panama Papers e sugli incendi forestali in Spagna, un libro sulle vittime dell'Eta, uno sull'11 settembre nella stampa araba, nel 2010 ha ricevuto sia il Tom Renner Award che Whitman Bassow Award.
«Sul tema del Venezuela sto lavorando da oltre tre anni, e per ottenere questo documento ci ho lavorato per tre mesi. Non è una cosa estemporanea. Ho avuto buone fonti in molti Paesi, incluso il Venezuela. A febbraio mi è arrivato via posta quel documento, che raccontava una storia. Ho fatto tutte le verifiche necessarie per controllare se fosse autentico. Non lo ho pubblicato il giorno dopo. Solo dopo tre mesi di riscontri ho deciso di pubblicare l'articolo».

Per il quale i Cinque Stelle minacciano ora querele.
«Uno dei riscontri che ho cercato in questi tre mesi è stato appunto quello sia del console Giancarlo Di Martino che di Luigi Di Maio, Vito Crimi e Beppe Grillo. Ho mandato appunto un paio di e-mail a testa, ed ho riscontrato che hanno letto. Nessuno ha risposto. Se lo ritengono opportuno, possono fare tutte le querele che vogliono. È un loro pieno diritto. Però io sono tranquillo».

Sulla stampa italiana stanno apparendo alcune osservazioni su possibili tracce di falsificazione. Una è ad esempio che nel documento appaiono simboli riferiti al Venezuela di prima del 2010: il cavallo con la testa a destra invece che a sinistra come Chávez volle per soddisfare un capriccio della figlia; una dicitura del Ministero della Difesa senza l'aggiunta "Del Potere Popolare". L'altra ipotizza date e firme aggiunte.
«Ci sono tutti i timbri regolari. I documenti sono stati assolutamente verificati da varie fonti, che ovviamente non posso rivelare neanche in Tribunale, per segreto professionale. Ma in caso di giudizio sono tranquillo. I documenti sono verificati con fonti tanto personali come documentali che tengono un loro contesto storico e determinati nomi. Non è come Podemos del quale non siamo mai riusciti a dimostrare che come partito avesse ricevuto soldi direttamente dal governo chavista. In questo caso la prova c'è».

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