Quello che nessuno considera

Ucraina e Putin, il generale Camporini: "Incidenti facili, alto rischio di guerra nucleare"

Mirko Molteni

La paura di un'estensione del conflitto cresce, ma Mosca ha interesse a tenere la partita circoscritta all'Ucraina. Ce lo conferma il generale in congedo dell'Aeronautica Militare Vincenzo Camporini, già capo di Stato Maggiore della Difesa dal 2008 al 2011 e oggi consigliere dell'Istituto Affari Internazionali.

Generale, partiamo dalla paura più diffusa in queste ore. Quali rischi esistono che fra NATO e Russia, per incidenti o segnali male interpretati, si arrivi a uno scontro diretto e all'uso di armi nucleari?
«Per ora non esiste tale rischio poiché i combattimenti sono limitati all'Ucraina, che non fa parte dell'Alleanza Atlantica. Potrebbero però verificarsi incidenti NATO-Russia in ambito aeronavale, cioè fra navi da guerra o aeroplani delle due parti in pattuglia lungo i confini, magari nel Mar Baltico o nel Mar Nero. In tal caso potrebbero esserci scontri non voluti, ma da qui a pensare all'uso di armi nucleari tattiche! Francamente, la questione delle armi nucleari non la voglio nemmeno prendere in considerazione, il superamento della soglia nucleare è un qualcosa che è considerato impensabile. A quel punto sarebbe un'escalation. Il rischio di incidenti che possano degenerare è dovuto all'assenza, al momento attuale, di canali di comunicazione diretti fra i comandanti sul campo della NATO e i loro omologhi russi. Parlo della possibilità che comandanti delle due parti si chiariscano fra loro per radiotelefono in tempo reale nel caso di sparatorie non volute, scaramucce, provocazioni vere o presunte. Purtroppo, simili canali di comunicazione a livello tattico fra NATO e Russia esistevano in passato, ma sono stati interrotti nel 2014, nel quadro delle sanzioni a Mosca dopo l'annessione della Crimea. Eliminare questi canali è stata una decisione sbagliata».

 

 

 


Per quanto si sa, con le truppe russe che combatterebbero non solo sul fronte del Donbass, ma anche sulla via di Kiev, provenienti da Nord-Nordest, Putin mira a tutta l'Ucraina o ha obbiettivi più limitati?
«Escludo che Putin voglia occupare l'intero Paese, anche per ragioni storiche, che risalgono alla repressione e allo sterminio dei contadini locali da parte di Stalin nel 1930 e in seguito al sostegno di molti ucraini per gli invasori tedeschi nel 1941, durante la Seconda Guerra Mondiale. E' un territorio molto esteso, nel quale ci sarebbe notevole opposizione a un'occupazione permanente. Le avanzate su Kiev e anche su Mariupol, nel Sud, hanno senso da un punto di vista tattico, perle battaglie del momento. Ma a Kiev, in un secondo tempo, i russi insedierebbero un governo amico, filorusso. Nel frattempo potrebbero attuare una campagna di aggressione politica verso gli esponenti dell'attuale governo ucraino, contrari a un'intesa con Mosca».
Se la Russia annettesse Mariupol e anche Odessa, dove sono stati segnalati attacchi, la nuova Ucraina postbellica si troverebbe praticamente espulsa dal Mar Nero. È possibile?
«La Russia potrebbe tenere Mariupol e chiudere all'Ucraina perlomeno il Mar d'Azov, il piccolo bacino chiuso fra la costa orientale ucraina e la Crimea, ma non credo che i russi vogliano annettere anche Odessa, sebbene in quella città ci sia una forte percentuale di popolazione filorussa. Odessa, che è a Occidente della Crimea, verrebbe occupata solo nel caso di un inglobamento dell'intera Ucraina, che però ritengo improbabile, come dicevo prima».
 

 

 

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Veniamo alle origini di questa guerra. Putin ha per anni continuamente protestato per l'espansione della NATO verso Est, per non parlare delle nuove basi missilistiche in Romania e Polonia. Ma l'Occidente non l'ha mai ascoltato né ha voluto tener conto delle sue percezioni. Anche un suo collega, il generale Leonardo Tricarico, ha commentato nelle scorse ore che le colpe della guerra stanno anche a Occidente. Che ne pensa?
«Sul fatto di non aver tenuto conto delle preoccupazioni di Mosca circa la propria sicurezza, dico che forse la diplomazia occidentale non sa mettersi nei panni degli altri. E da questo sono sempre derivati un mucchio di guai. E' vero comunque che Putin, quando dice che non vuole la NATO sui confini russi, dimentica, non solo che già da anni aderiscono all'alleanza Paesi limitrofi come la Polonia, l'Estonia, la Lettonia e la Lituania, ma che fin dal 1949, dalla fondazione dell'alleanza, vi fa parte la Norvegia, che confina tuttora con la Russia nel lembo settentrionale della Scandinavia, vicino alla penisola di Kola. Io stesso molti anni fa, quando ero di servizio in quelle zone, andai una volta a fare un giro in gommone sul fiume che segnava il confine in quel punto». 
A quanto pare, quindi, se Mosca ha accettato finora l'adesione alla NATO di vari Paesi dell'Est, nel caso dell'Ucraina deve aver pensato che era troppo, la classica goccia dal vaso. Cosa succederà ora?
«La Russia continuerà la sua pressione militare sull'Ucraina fino a spezzare ogni resistenza delle sue forze armate. A quel punto potrà attuare a Kiev quel lavoro politico teso a un cambio di regime, a cui accennavamo poc'anzi».