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Ucraina, "cessate il fuoco più vicino"? La svolta nel silenzio: dove si trovano Putin e Biden

mercoledì 13 luglio 2022

2' di lettura

In un sostanziale silenzio, il "cessate il fuoco" in Ucraina ora sarebbe possibile. Una clamorosa svolta a 4 mesi e mezzo dall'inizio del conflitto. Una svolta che, secondo Dagospia, sarebbe possibile. Già, il conflitto sta avendo conseguenze disastrose. Per tutti. Anche per la Cina, che sembra muovere qualche timido passo per stemperare la tensione.

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Hanno sbagliato tutti. In primis i servizi segreti: quelli americani, convinti che le sanzioni avrebbero costretto Vladimir Putin a dimettersi, o magari a soccombere per un golpe, di cui si è parlato invano per mesi. Ma anche quelli Russi, convinti di risolvere la pratica-Ucraina in pochi giorni. E oggi, nonostante le armi fornite dagli Usa e i lanciarazzi Himars, che hanno riequilibrato in parte i rapporti di forza, il Donbass per il 90% è sotto il controllo del Cremlino, che ha quasi conseguito il suo principale obiettivo militare.

Insomma, il sospetto è che per tutte le parti in causa, la necessità di chiudere questa guerra il prima possibile ora stia schizzando in cima alla lista di priorità. Si pensi, sottolinea Dago, alla "consegna del Canada alla Germania della turbina Siemens, usata da Putin come pretesto per bloccare il flusso del gasdotto Nord Stream. Il governo canadese si è mosso con l’ok di Washington: prova che una trattativa sottobanco per arrivare a un cessate il fuoco in estate sia in corso", assicura Dago

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Ma non solo. Vi è poi una coincidenza, che forse non è tale, dall'elevatissimo peso specifico. Due viaggi, sostanzialmente in contemporanea: quello di Putin a Teheran, per ottenere droni e forniture militari, e quello di Joe Biden in Israele e Arabia Saudita. Obiettivo del presidente degli Stati Uniti, convincere Riad ad aumentare la produzione di petrolio per calmierare i prezzi, il tutto in cambio di uno scudo anti-nucleare per difendersi da possibili attacchi iraniani. Incontri incrociati che, assicura Dagospia, "servono a smuovere canali diplomatici, ad attivare trattative sotterranee, a sondare orientamenti e disponibilità". E insomma, forse, ora la pace potrebbe essere più vicina.

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