Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha chiesto a un gruppo di Repubblicani eletti alla Camera se dovesse licenziare il Presidente della Federal Reserve Jerome Powell e i presenti hanno espresso il loro consenso. Lo hanno rivelato diverse fonti a conoscenza diretta dei fatti all'emittente Cbs. In molti hanno aggiunto di aver sentito Trump indicare che avrebbe licenziato Powell. Trump ha rilasciato queste dichiarazioni ai membri repubblicani della Camera nello Studio Ovale ieri sera, dopo che questi avevano bloccato un voto procedurale che avrebbe fatto avanzare alla Camera la legislazione sulle criptovalute, sostenuta dallo stesso presidente Usa.
I rumors sono diventati immediatamente un giallo, con Trump che ha smentito ma solo parzialmente: "Non stiamo parlando e pianificando" di licenziare Powell: un cambio ci sarà in otto mesi e "sceglieremo qualcuno che farà un grande lavoro". La scadenza del mandato di Powell è infatti maggio 2026. Poi però il presidente della Casa Bianca è sibillino: "Non escludo nulla ma è molto improbabile, a meno che non debba lasciare per frode". Una frode, aggiunge che "è possibile che ci sia" nella ristrutturazione della sede della Fed. Resta la critica durissima al governatore, che "sta facendo un pessimo lavoro. E' sempre in ritardo: doveva tagliare i tassi di interesse molto tempo fa ma lo ha fatto solo prima delle elezioni, per aiutare i democratici".
In ogni caso, dopo un'apertura positiva, Wall Street inverte la rotta dopo la notizia sul possibile ribaltone alla Fed rilanciata anche da Bloomberg. Il Dow Jones cede lo 0,23%, a 43.922,90 punti, lo S&P 500 lo 0,26% a 6.227,62 punti e il Nasdaq lo 0,27%, a 20.621,04 punti. Al contrario, fiammata dell'euro che vola sopra 1,17 dollari (e poi si riporta a 1,1683) dopo le voci su un imminente licenziamento del numero uno della Fed.
Il destino di Powell si intreccia ovviamente con la "guerra commerciale" e la politica dei dazi da un lato e la leva dei tassi d'interesse. Un cambio al vertice della Banca centrale americana avrebbe influssi ben oltre l'Oceano Atlantico e quello Pacifico.
"E' chiaro che questa pressione di Trump anche verso la Federal reserve per abbassare i tassi al netto delle implicazioni macroeconomiche, qualora avvenisse, creerebbe un ulteriore problema qui", ammetteva in mattinata il ministro dell'Economia italiano Giancarlo Giorgetti parlando alla Camera a margine dei lavori. "Diciamo che qui non è concepibile la pressione o gli epiteti che rivolge il Presidente verso il governatore della Banca Centrale - ha aggiunto Giorgetti - però sarà che le banche centrali devono difendere determinati principi, determinati obiettivi, però non è che vivono fuori dal mondo, non è che vivono su Marte, vivono in mezzo a noi, in mezzo all'economia fatta da famiglie e imprese, quindi se scoppiano le guerre, se ci sono queste cose qua, non ci sono soltanto le sacre regole delle banche, ci sono anche la valutazione purtroppo della realtà così come la vediamo".
Sempre in mattinata era filtrata un'altra indiscrezione pesante. Era stato direttamente Trump a spiegare ai giornalisti che il segretario al Tesoro Scott Bessent è una possibile opzione per succedere a Powell. "E' molto bravo. Mi piace il lavoro che sta facendo", ha dichiarato il presidente alla Joint Base Andrews, nel Maryland, come riportato dai media statunitensi. Anche l’ex governatore della Fed Kevin Warsh e il consigliere economico della Casa Bianca Kevin Hassett sono tra i candidati presi in considerazione per sostituire Powell.