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Usa, "la spia di Putin": uno choc, chi è il trans finito in manette

sabato 1 ottobre 2022

2' di lettura

È stato accusato e arrestato un ufficiale degli Stati Uniti, insieme a sua moglie, per aver fornito informazioni alla Russia in relazione alla guerra in Ucraina, secondo il Dipartimento di Giustizia americano di cospirazione. In manette ci sono finiti Jamie Lee Henry, un maggiore trans dell’esercito e sua moglie Anna Gabrielian, una anestetista di madre lingua russa. Sono accusati di aver offerto informazioni sensibili, e in particolare mediche, sui soldati statunitensi e sui loro parenti a un agente dell'Fbi sotto copertura che si atteggiava a rappresentante dell'ambasciata russa. Secondo il Dipartimento di Giustizia, lo scorso 17 agosto Anna Gabrielian avrebbe incontrato l'agente federale in un albergo e gli avrebbe confidato di sentirsi "motivata dal patriottismo nei confronti della Russia a fornire qualsiasi assistenza possibile alla Russia, anche se ciò significava essere licenziata o andare in prigione". La donna avrebbe aggiunto, inoltre, di aver contattato l'ambasciata russa per offrirgli assistenza sia da parte sua che da parte del suo coniuge. L’accusa, tra l'altro, parla di Jamie Lee Henry come uomo, ma il suo nome nel 2015 è passato alle cronache per essere diventato il primo ufficiale dell'esercito apertamente transgender.

Successivamente, il 31 agosto, il falso ambasciatore avrebbe incontrato entrambi i coniugi in un albergo vicino Washington. Qui sarebbero state fornite informazioni mediche che la Russia avrebbe potuto sfruttare a suo vantaggio. Secondo l'agente dell'Fbi, Henry si rapportava a lui come uomo e avrebbe detto di volersi impegnare ad aiutare la Russia, tanto che aveva pensato di arruolarsi nell'esercito e combattere in Ucraina. A causa della sua scarsa esperienza sul campo di battaglia questa possibilità gli sarebbe, però, stata negata. Non solo, l'uomo avrebbe anche riferito che "gli Stati Uniti stanno usando gli ucraini per sfogare la loro rabbia contro la Russia". Secondo gli atti del tribunale, i due coniugi rischiano delle pene pesantissime: cinque anni di prigione federale con l’accusa di cospirazione e un massimo di dieci anni di prigione federale per ogni informazione fornita.

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