A The Global News, le parole di Amina - una ragazza pakistana di sedici anni promessa in sposa a un giovane connazionale, scappata e accolta in una casa famiglia che le ha permesso di denunciare penalmente il padre che l’aveva stuprata – dopo aver letto e visto le immagini dell’articolo di Barbara Silbe, “Matrimoni forzati, sciagura ancora dilagante”.
"E’ vero, sono più felice di prima.
Qui per la prima volta so che sono me stessa,
non la figlia di questo, o la moglie di quell’altro.
Il mio crimine? Non avevo scelta.
Questo non l’hanno capito.
I miei pensieri
svolazzano come uccelli per la mia cella,
quasi quasi scivolano via dalle sbarre.
Grazie a dio, non sono
uccelli asiatici, o uccelli inglesi.
Di notte conto tutte quelle penne lucenti.
Questa penna è la mia volontà.
Questa penna è il mio diritto"- Moniza Alvi
Le parole che sentiamo fino in fondo della nostra anima sono proprio queste, per noi che ogni giorno stiamo combattendo solamente per avere un po' di libertà. Vengo da là dove l'anima viene strappata via, dove l'uomo ha tutto e la donna è una nullità. Nelle mani dell'uomo viene dato il potere di vendere le proprie figlie per pagare i debiti, di violentarle e di ucciderle per il delitto d'onore. Ma che colpe ne abbiamo noi?
Noi abbiamo il desiderio di correre verso l'orizzonte e di poter sognare anche ad occhi aperti ma questa cultura non fa altro che stringere il cuore di ogni ragazza fino a farlo marcire. Più mi guardavo attorno più mi accorgevo che stavo vivendo con delle persone che non provavano niente, a forza di tramandare le stesse cose per loro non esisteva più nulla. E a queste persone non arriva più nulla, nemmeno l'amore. Un cuore seppelito e le ali spezzate è così che viviamo noi, e da che parte devo guardare per poter sognare di nuovo?
Appena dopo il primo respiro ci viene tolto tutto e ciò che resta viene venduto. Ma per quanto dovremmo restare schiave di tutto ciò, quando anche noi avremmo l'opportunità di prendere la vita come la vogliamo noi?
Amina