L’Iran possiede materiale sufficiente per costruire una decina di ordigni nucleari attraverso una tecnologia tra le più avanzate al mondo: questo il motivo che avrebbe spinto Israele ad attaccare. Nel suo ultimo report, inoltre, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), per la prima volta dal 2005, ha accusato l’Iran di violare i suoi obblighi di non proliferazione. A metà maggio Teheran disponeva di una scorta totale di uranio arricchito 45 volte il limite autorizzato, ma in quell'occasione il ministero dell’Energia iraniano spiegò che sarebbe stato portato avanti soltanto un programma nucleare civile. Una giustificazione che non ha convinto nessuno. Proprio per questo Tel Aviv ha deciso di colpire principalmente l'impianto nucleare di Natanz.
A preoccupare, inoltre, è l'ultima supposizione degli esperti dell’Institute for Science and International Security, secondo cui l’Iran potrebbe convertire le sue scorte in materiale militare in sole tre settimane. Una bomba atomica in meno di un mese. Poi, se fino a qualche tempo fa si parlava di negoziati sul nucleare tra Usa e Iran, oggi, dopo gli ultimi eventi, l'idea di un accordo si fa sempre più lontana.
L’Occidente, in particolare, sarebbe spaventato dai rapporti, ormai rinsaldati, tra Iran e Pakistan. Con Islamabad che continua a espandere il proprio arsenale nucleare. Ed è proprio per via di queste nuove minacce che Israele ha dovuto adattarsi a uno scenario nucleare di lungo raggio. Oggi, comunque, non è dato sapere a quanto ammontino le testate possedute da Tel Aviv. Il sospetto è che si vada dalle 100 alle 400 unità.