Nel mirino

Donald Trump "rovinato dai giudici", indiscrezioni-choc: sta per sparire?

Matteo Legnani

La cosiddetta giustizia ad orologeria pare non essere solo un fenomeno italiano. Quello che sta accadendo negli Stati Uniti, infatti, rischia concretamente di impedire all’ex presidente e attuale candidato repubblicano Donald Trump di fare campagna elettorale in vista delle presidenziali 2024. Il tycoon è formalmente indiziato in due processi: quello per la presunta corruzione della pornostar Stormy Daniels e quello per aver occultato presso la sua residenza di Mar-a-Lago in Florida documenti classificati e per averne ostacolato il recupero da parte delle autorità federali.

Su un terzo rinvio a giudizio, con l’accusa di interferenza nelle elezioni del 2020, un grand giurì della Florida si dovrebbe esprimere entro la metà di agosto. Trump, un po’ baldanzosamente, aveva chiesto nei giorni scorsi attraverso i suoi legali che l’avvio del processo per il caso dei documenti occultati partisse dopo le elezioni del prossimo anno.

IMPEGNI IN TRIBUNALE - La giudice federale Aileen Cannon, che fu proprio Trump a promuovere a quel ruolo durante i suoi anni della presidenza, ha invece fissato la prima udienza del procedimento per il 20 maggio 2024. Ossia tra quasi dieci mesi e a circa un anno dall'incriminazione dell’ex presidente e candidato. Ma, cosa più grave per Trump, a sei mesi dalle elezioni, che si terranno a inizio novembre 2024. Quando le primarie per decidere chi sarà il candidato del GOP saranno ancora in corso.

 

 

La cosa che lascia stupefatti è il fatto che la stessa Cannon, appena un paio di settimane fa, aveva lasciato intendere di voler avviare il processo in tempi rapidi, addirittura il prossimo mese di agosto. Cosa o chi le abbia fatto radicalmente cambiare idea, tanto da differire la data di nove mesi, non è dato intendere. Così come non si capisce per quale motivo si debba attendere tanto a lungo per un procedimento riguardante una vicenda sulla quale il Dipartimento di giustizia e i federali stanno lavorando da parecchi mesi.

Fatto sta che, ovviamente, la giudice che era stata criticata dai democratici in quanto nominata da Trump e perché considerata troppo giovane e inesperta per una vicenda giudiziaria di una tale importanza, è stata immediatamente riabilitata dal fronte politico avverso ai repubblicani e dai media di orientamento liberal.

 

 

Poi c’è la questione dei soldi. Ovverosia delle spese legali che Trump sta sostenendo per pagare gli avvocati che stanno lavorando già da mesi alla sua difesa nei due casi sopra citati (e con un terzo che incombe). Pochi giorni fa, i media americani avevano diffuso i dati sulle cifre raccolte dai candidati (democratici e repubblicani) nel corso del secondo trimestre dell’anno in corso. E Trump è risultato di gran lunga quello, tra i candidati alle primarie del GOP, capace di riscuotere i fondi più ingenti dai sostenitori: tra aprile e giugno, al suo comitato elettorale sono arrivati la bellezza di oltre 35 milioni di dollari, contro i 20 raccolti nello stesso periodo dal suo principale avversario, il governatore della Florida Ron De Santis.

OSTACOLI POLITICI - In realtà, però, la campagna elettorale del tycoon ne ha ricevuti poco più della metà, per l'esattezza 17,7 milioni. Il resto è andato al Save America Pac, che sta spendendo milioni per coprire le spese legali dell'ex presidente, riporta il Washington Post. Il portavoce della campagna di Trump spiega come gli sforzi politici e legali siano «strettamente collegati perché Trump e i suoi sostenitori ritengono che le azioni dei giudici siano un tentativo di Joe Biden per fermarlo».