Guerra spaziale?

Putin, l'arma spaziale che allarma gli Usa: cosa è in grado di fare

Mirko Molteni

Le capacità militari della Russia preoccupano sempre più gli Stati Uniti, rimasti indietro nella guerra spaziale e nei missili con velocità ipersonica, vale a dire superiore di almeno cinque volte alla velocità del suono. Allarme confermato ieri, quando a Washington s’è tenuta una riunione della “gang of eight”, la “banda degli otto” che comprende gli otto esponenti del Congresso autorizzati ad accedere ai massimi segreti. Sono i presidenti e vicepresidenti delle Commissioni Intelligence di Camera e Senato, rispettivamente i tandem Mike Turner-Mark Warner e Jim Himes-Marco Rubio, nonché i capigruppo di maggioranza e minoranza, per la Camera Mike Johnson e Hakeem Jeffries, per il Senato Chuck Schumer e Mitch McConnell.

SICUREZZA MINACCIATA

È stato il repubblicano Turner ad anticipare che «c’è una seria minaccia alla sicurezza nazionale e il presidente Joe Biden deve informare tutto il Congresso e i nostri alleati». Turner e Himes hanno anche indirizzato al Congresso una lettera che secondo ABC News cita «una capacità militare straniera destabilizzante». Indiscrezioni accreditano che l’allarme è scattato quando il consigliere alla Sicurezza Nazionale Jake Sullivan ha convocato la “gang of eight” per informarla delle manovre spaziali russe.

Si sussurra di «armi nucleari russe in orbita», oppure di «armi antisatellite alimentate da un reattore nucleare». I dettagli sono top secret. Ma già il 12 febbraio l’ufficio tecnologia della Casa Bianca (OSTP) ha pubblicato un elenco di «tecnologie emergenti e critiche per la sicurezza nazionale», fra cui «tecnologia spaziale, energia diretta (cioè armi laser o ad altri tipi di raggi) e ipersonici». Lo scorso 9 febbraio i russi avevano lanciato dal poligono di Plesetsk un «satellite sconosciuto per conto del Ministero della Difesa», noto solo col nome di missione Cosmos 2575 e immesso in orbita bassa elosincrona. Potrebbe essere solo un ricognitore Razbeg, ma non è sicuro. È l'ultimo di oggetti spaziali russi sospettati di essere prototipi di armi capaci di distruggere i satelliti delle forze USA. Il 27 dicembre era stato lanciato il Cosmos 2574, anch'esso, forse, mascherato da Razbeg. Il 29 marzo 2023 avevano lanciato, sempre da Plesetsk, il Cosmos 2568, attualmente su orbita bassa di 288 x 294 km, che è stato spesso osservato manovrare per correggere il suo percorso.

 

 

 

Gli americani temono sia un ulteriore “satellite ispettore”, come lo definisce Mosca, ovvero un ordigno che può inseguire un satellite nemico. Nel 2020 gli “ispettori” Cosmos 2542 e Cosmos 2543 hanno tallonato per giorni un satellite spia americano KH-11, reagendo alle sue manovre evasive. Il 15 luglio 2020, dal Cosmos 2543 è stato sparato nel vuoto una sorta di proiettile. Attualmente si mantiene, in apparenza tranquillo, su un'orbita di 378 x 446 km. Il 15 novembre 2021 i russi hanno centrato da terra, con un missile antimissile A-235 Nudol, un vecchio satellite sovietico in disuso, sacrificato come bersaglio, il Cosmos 1408, a una quota di 470 km.

Gli Stati Uniti hanno stabilito che un attacco ai propri satelliti può essere fra i casi in cui reagire con armi nucleari, poiché l'accecamento della sorveglianza spaziale potrebbe essere indizio di un imminente attacco nucleare all'America. Che i russi possano imbarcare ordigni nucleari sui satelliti è possibile, anche se i trattati vigenti vietano di schierare tali ordigni nello spazio. Vero è, però, che il nuovo missile intercontinentale Sarmat, oltre a lanciare le testate ipersoniche Avangard, può anche usare un sistema di cosiddetto “bombardamento frazionato orbitale”. Significa immettere le armi atomiche in un'orbita incompleta, ossia una frazione di orbita, che le faccia arrivare sugli Stati Uniti aggirando il pianeta dal Polo Sud. Poiché le testate non compiono un'orbita intera, prima di ricadere sulla Terra, ma solo una frazione di essa, tecnicamente non violano i trattati.