Assomiglia, fisicamente, a papa Giovanni XXIII, mentre assomiglia pastoralmente a Francesco: è il cardinale Jean-Marc Aveline, arcivescovo di Marsiglia e (da poco tempo) presidente della Conferenza Episcopale Francese. Viene descritto quindi come il naturale erede di papa Francesco.
Nella sua biografia ci sono probabilmente le radici per la sua sensibilità verso i temi dell’immigrazione e del dialogo serrato col mondo e la società islamica. Nato in Algeria da genitori immigrati spagnoli – una famiglia di cosiddetti pied-noirs – avrebbe il profilo adatto per incarnare il papa delle periferie. Le sue “quotazioni” nel toto Papa che impazza stanno salendo, ma non è chiaro se la “simpatia” verso di lui da parte del presidente francese Emmanuel Macron sia controproducente oppure no. Per quanto l’Eliseo si lamenti delle “false ricostruzioni” di certa stampa italiana, bisogna almeno ricordare che una delle analisi più accurate in tal senso le ha fatte il quotidiano Le Figaro, ricordando che Macron ha approfittato della sua presenza a Roma, in occasione dei funerali di Francesco, per mettere mano a un dossier importante, quello del conclave; ha ricevuto a Villa Bonaparte i cardinali francesi che voteranno nel conclave per un pranzo in compagnia dell’ambasciatrice Florence Mangin. tra loro, nella ricostruzione del Figaro, Jean-Marc Aveline, che sarebbe in cima ai pensieri del presidente, come sottolinea il quotidiano.
Da quando Enrico IV si convertì per diventare re (“Parigi val bene una messa”) a chi guida la Francia è offerto il titolo di protocanonico d’onore della Basilica di San Giovanni in Laterano. Mitterand e Hollande l’hanno rifiutato, Macron invece no. Per tornare al cardinale sotto la lente d’ingrandimento, la somiglianza con Roncalli, in patria viene già chiamato Giovanni XXIV (tra l’altro riprendendo il nome di battesimo). Un nome che papa Francesco aveva “predetto” per il suo successore («dopo di me verrà Giovanni XXIV»). Aveline ha incontrato il Pontefice per la prima volta in occasione di un viaggio in Marocco nel marzo del 2019.
Nel 2023 ha convinto Bergoglio a presiedere un incontro sulle migrazioni nel Mediterraneo proprio a Marsiglia. Nella messa in suffragio di Papa Francesco, che ha presieduto alla chiesa di San Luigi dei Francesi, ha definito «immenso» il pontificato nel quale il Papa «ha realizzato il programma contenuto nel suo nome: Francesco, come il santo di Assisi».
Nella sua rubrica sulla rivista Crux, il vaticanista John Allen jr spiega che, pur essendo progressista, Aveline non è un estremista né ideologico (e questo non lo dice solo Allen) essendosi opposto all’immigrazione incontrollata e avendo permesso le celebrazioni della Santa Messa in lingua latina. Molti cardinali sudamericani sarebbero ad ogni modo pronti a votarlo.
Purtroppo, per Aveline e anche per Macron, John Allen jr evidenzia alcuni punti di debolezza che potrebbero penalizzare il cardinale francese. Il primo è la lingua. Aveline non parlerebbe italiano, per lo meno non in maniera fluida. Non è l’unico, anche nel Conclave ci sono cardinali che non parlano la lingua ufficiale (ufficiale nel Conclave). Ma pensare a un pontificato con un papa che parla in francese ci riporta idealmente agli anni dell’esilio di Avignone. Piuttosto inaccettabile. Secondo handicap sarebbe l’età. Aveline è considerato un giovane, perché ha “solo” 66 anni. Se dovesse morire alla stessa età di Francesco (88 anni), scrive Allen, ciò starebbe a significare un pontificato di ventidue anni, circa il doppio di quello di Francesco. Troppo lungo e troppi cambiamenti che potrebbero verificarsi.