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Joe Biden sconfitto dal "samoano" Jason Palmer: un caso negli Usa

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Una doccia gelata "samoana" per Joe Biden, una umiliazione che non lascia segni concreti nella corsa ormai senza ostacoli del presidente americano alla ricandidatura per la Casa Bianca (contro Donald Trump) ma che dal punto di vista dell'immagine è un altro duro colpo alla credibilità del leader democratico poco amato pure dalla sinistra a stelle e strisce. 

Due sono, di fatto, le sorprese del Super Tuesday, la mega-notte elettorale che consegna a Joe e Donald le chiavi per le presidenziali. Nikki Haley, la sfidante repubblicana di Trump, vince solo nel Vermont. Troppo poco, e infatti secondo il Wall Street Journal tra poche ore annuncerà il proprio (scontato) ritiro). Nelle Samoa americane, arcipelago sperduto in mezzo al Pacifico, invece, la spunta il semi-sconosciuto candidato democratico Jason Palmer.

 

 

 

Una vittoria "aneddotica", l'hanno etichettata in molti. Ma non è il solo focolaio che deve preoccupare Biden, visto che anche in uno stato come il Minnesota il voto di protesta dei democratici, il cosiddetto uncommitted, ha sfiorato il 15 per cento. Un dato che sommato ai sondaggi globali sull'operato del commander in chief, contrapposti all'entusiasmo che perlomeno sul fronte repubblicano accompagna il ritorno di Trump, fa temere il peggio sul fronte progressista incapace di convincere Joe a fare un passo indietro.

 

 

 

Ultima occasione ad agosto, nella speranza che qualche stella cometa appaia improvvisamente nel cielo democratico. O che per qualche motivo Trump debba rinunciare alla corsa. Improbabile, anche perché Donald senza più rivali prevede di dichiarare la vittoria al più tardi "il 19 marzo", dopo il voto in Georgia e Florida. Trump vuole potersi concentrare al più presto sul duello con Biden, prima di essere risucchiato nel vortice delle sue questioni legali: il primo processo penale inizierà il 25 marzo a New York. Il tycoon afferma di essere "molto più popolare" poiché è stato incriminato quattro volte, ma molti sondaggi mostrano che il sostegno alla sua candidatura crollerebbe notevolmente se venisse condannato. E' questa, in fondo, l'unica grande speranza su cui puntano oggi nella Stanza Ovale.

 

 

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