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La democrazia per la sinistra francese se è contro la destra il "golpe" si può fare

Giovanni Longoni
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In Francia va tutto a rotoli. Rotoloni doppiovelo, visto l’affaire dell’acqua della Senna, ma neppure il mondo politico d’oltralpe se la cava meglio degli organizzatori dei Giochi olimpici (sarà perché si tratta delle stesse persone?). Prendiamo il Presidente della Repubblica Emmanuel Macron: sta tenendo le consultazioni in vista della creazione di un nuovo governo e ieri ha escluso dal nuovo giro di colloqui sia la destra (Marine Le Pen e il suo alleato Eric Ciotti) sia la sinistra estrema di Jean-Luc Mélenchon. Risultato: nemmeno gli alleati di quest’ultimo, cioè l’intera gauche riunita del Nuovo fronte popolare, si faranno vivi dalle parti dell’Eliseo. Parigi ha sette colli e un Aventino si troverà pure lì.

È dall’indomani del voto europeo che Macron le prova tutte pur di evitare di dover nominare un primo ministro non di suo gradimento. Ha sciolto l’Assemblea, indetto elezioni anticipate, fatto credere alla sinistra di volere sinceramente il fronte comune contro il Rassemblement national. Ma poi, una volta incassati i dividendi del patto di desistenza con i sinistri, accordo che gli ha consentito di salvare il suo partito dall’estinzione che dopo il primo turno sembrava inevitabile, Emmanuel si è rimesso di buona lena a boicottare la sinistra come la destra. Di Bardella e Le Pen è presto detto: il presidente li teme (sa che potrebbero addirittura governare bene). Al contrario, da ex ministro tecnico nell’esecutivo di Manuel Valls e dell’ultimo inquilino socialista dell’Eliseo, il “budino” François Hollande, i progressisti li conosce a menadito e sa come usarli a suo favore.

 

 

 

Però, ultimamente, piuttosto che un freddo giocatore d’azzardo, Macron ricorda il protagonista di un film d’azione americano impegnato in uno spettacolare inseguimento. Come nelle scene finali dei Blues Brothers, lui guida con il piede incollato all’acceleratore evitando l’impatto con decine di altre vetture che intanto si scontrano fra loro, esplodono, piroettano in aria, ripiombano sull’asfalto. Alla fine del film, John Belushi e Dan Aykroyd finiscono in galera. Emmanuel, che non indossa neppure i RayBan, è ancora in pista ma il rischio di schiantarsi è sempre dietro l’angolo.

E tuttavia, a ogni derapata, come a ogni mossa riuscita, viene da ammettere che il marito di Brigitte ci sa fare. Ieri ad esempio l’ha messa in saccoccia a Mélenchon e soci usando le loro stesse armi. Un paio di mesi fa, quando Bardella spopolava nei sondaggi e poi alle urne europee, erano stati proprio commentatori e politici di sinistra a far notare che nessuna norma impone al Presidente della repubblica chi nominare premier. Prendi più voti degli altri? Embè? Le Président, successore di De Gaulle, di Napoleone e di Luigi XIV, è libero di incaricare chi vuole (un monarca francese deve avere ispirato il Belli per “Io sò io e vvoi nun zete un cazzo”). Peraltro è così pure da noi. Ma fa ridere vedere la Francia tronfia del suo Presidenzialismo (per quanto semi-) ridotta a consultazioni infinite e inconcludenti peggio della nostra Italietta, che si è trascinata da Fanfani a Fanpage.

Sarà che la cultura politica conta più del sistema di governo? Viene davvero da pensarlo, a leggere le reazioni scomposte della gauche: Mélenchon, che da fan di Robespierre soffre del complesso della presa della Bastiglia, ha chiamato il popolo in piazza per questa domenica contro il «colpo di stato sociale e antidemocratico». La gente parla sempre in modo ottimale, dicono gli psicanalisti, e la frase del leader della France Insoumise spiega molto di lui: ci dice che esistono dei golpe anti-democratici, e altri democratici. Se escludi dal governo il partito più votato, cioè il Rassemblement national, perché dovresti essere obbligato invece a premiare il Nouveau Front Populaire solo perché è la coalizione più votata (per tacere del fatto che è stata votata sì, ma con la gabola)? Mais parbleu: perché quest’ultimo è un colpo di stato democratico. C’è uno strano odore in Francia. Per sapere di cosa si tratti, chiedere a Cambronne.

 

 

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