Il Cremlino sostiene che l’Ucraina avrebbe cercato di far fuori Vladimir Putin abbattendo l’elicottero a bordo del quale martedì scorso il presidente russo ha effettuato un sopralluogo nella regione di Kursk. Dipingendola come una sorta di ultima spiaggia per Kiev, il comandante della divisione di Difesa aerea delle forze armate russe della stessa regione, Yuri Dashkin, ha raccontato che l’elicottero presidenziale si è improvvisamente trovato nel mezzo di una vera battaglia aerea, con i droni ucraini che hanno «significativamente» aumentato i loro attacchi al suo passaggio e la contraerea russa che ha risposto con maggiore forza distruggendone 46. In mancanza di prove certe gli utenti dei social, anche quelli russi, si sono sbizzarriti nel dipingere Putin come superman che passa indenne in mezzo allo stormo di droni di Zelensky, sottolineando come il presidente russo non sia affatto nuovo a sfuggire per un pelo ai tentativi omicidio dei suoi nemici.
LE STIME
Le voci aggiornate allo scorso anno narrano che durante la sua vita ai vertici della Federazione, lo zar Vladimir sia sopravvissuto almeno 43 volte a tentativi di assassinio, un numero che ora andrebbe aggiornato non solo per quello che è successo sui cieli di Kursk, ma probabilmente anche per quella limusine da 300mila euro misteriosamente esplosa a fine marzo nelle strade di Mosca che si dice facesse parte della flotta presidenziale. I rapporti ufficiali dicono che quella macchina, una Aurus Senat particolarmente in voga tra i funzionari del Cremlino, abbia preso fuoco da sola, ma il dubbio che non si trattasse proprio di un fenomeno di autocombustione rimane, se non altro perché il fatto è accaduto vicino al quartier generale dei servizi segreti dell'FSB a Lubjanka.
Protetto com’è da un esercito in piena regola - l’FBO che conta 50mila effettivi - e dalle guardie del corpo più agguerrite del pianeta, far fuori Putin non è certo un gioco da ragazzi, ma gli ucraini ci hanno provato svariate volte, forse anche più di quelle diventate in qualche modo note. Nel luglio dello scorso anno il numero uno dell’intelligence militare ucraina Kyrylo Budanov aveva genericamente ammesso riferendosi al presidente russo che «ci sono stati tentativi di assassinio, ma, come potete vedere, finora non hanno avuto successo». Rispondendo a tale affermazione il Cremlino aveva sottolineato che almeno uno di questi era stato pianificato con fondi provenienti dagli Stati Uniti. Ma a quali tentativi si riferiva Budanov? Nel maggio dell’anno precedente Mosca aveva dichiarato di aver sventato un attacco di droni ucraini al Cremlino, definendolo apertamente un fallito tentativo di assassinio del presidente che tuttavia in quel momento, secondo il portavoce Peskov, si trovava nella sua residenza estiva.
Esattamente un anno prima lo stesso Budanov aveva parlato di un fallito attentato alla vita di Putin avvenuto nel Caucaso poco dopo l’inizio della guerra, senza tuttavia specificare se ci fosse di mezzo l’Ucraina o qualcun’altro. Non riuscendo a eliminare il capo, Kiev in questi anni di guerra si è accanita anche su pezzi grossi dell’esercito, della politica e perfino dell'intellighenzia russa, e nel febbraio di quest’anno avrebbe cercato anche di assassinare il confessore stesso di Putin, il metropolita di Pskov e Porkhov, Tikhon Shevkunov. Per quel fallito attentato, mai confermato da fonti terze, sono stati arrestati un russo e un ucraino.
Per contro anche il presidente ucraino sarebbe stato svariate volte nel mirino dei sicari russi ed è abbastanza verosimile che la sua stessa eliminazione fisica facesse parte dei piani militari russi di inizio guerra. Secondo rivelazioni trapelate dall’intelligence ucraina, Putin avrebbe addirittura mandato mille uomini della compagnia privata Redut a Kiev, incaricati di eliminare tutta la leadership ucraina, ma il piano sarebbe fallito grazie a una soffiata dell’FSB che mal digeriva la concorrenza di soldati a contratto.
LA WAGNER STECCA
Anche quelli del Gruppo Wagner hanno fallito, sebbene fossero già presenti nella capitale ucraina da almeno un mese. Nell’agosto del 2023 i servizi segreti di Kiev hanno arrestato una donna che stava raccogliendo informazioni sul viaggio di Zelensky nella regione di Mykolaiv allo scopo di preparare un attentato. Nel 2024 un uomo è stato arrestato in Polonia con le stesse accuse mentre raccoglieva informazioni sull’aeroporto di Rzeszow-Jasionka, spesso utilizzato dal presidente. Poco dopo due colonnelli ucraini sono finiti in galera con l’accusa di aver ordito un complotto con l’FSB per creare una rete di agenti nel tentativo di prendere in ostaggio e uccidere Zelensky. Il consigliere presidenziale Mykhailo Podolyak ha parlato di almeno una dozzina di tentativi falliti.