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Avner Netanyahu, nozze rinviate: il ruolo del figlio del premier nell'attacco all'Iran

domenica 15 giugno 2025

2' di lettura

Un devastante effetto sorpresa. L'asso nella manica di Bibi Netanyahu è stato il figlio Avner. In Israele (e nei paesi nemici), la giornata di domani era segnata con un circoletto rosso sul calendario: il secondogenito del primo ministro israeliano si sarebbe dovuto sposare. Le nozze, ovviamente, sono state annullate a causa dell'operazione Rising Lion, i raid sull'Iran scattati nella notte tra giovedì e venerdì scorso.

Come sottolinea il Corriere della Sera, però, Netanyahu e pochi fedelissimi sapevano già con largo anticipo che quel matrimonio non si sarebbe celebrato, non domani. Ma hanno tenuto tutto segreto, e così anche i servizi segreti iraniani non potevano immaginare che il premier avrebbe scelto proprio questi giorni di festosi preparativi per sferrare un attacco così devastante al regime. "Anche lo splendore dei preparativi e il luccichio degli abiti scelti dal migliaio di invitati sarebbero serviti ad abbagliare gli iraniani perché non vedessero quel che si stava preparando nell’ombra", sottolineano Davide Frattini e Guido Olimpo, storiche firme del Corriere. Una trappola, a tutti gli effetti. 

Fino a poche ore prima della guerra, i portavoce di Netanyahu "confermavano che il premier avrebbe passato il fine settimane nel Nord del Paese con la moglie Sara per poi andare alla cerimonia". Tra Tel Aviv e Gerusalemme a metà settimana tutto sembrava procedere normalmente. Per giovedì sera, la sera del raid, era stato addirittura annunciato il vertice dei ministri per discutere sulla ripresa delle trattative con Hamas per la liberazione degli ostaggi rimasti a Gaza. Quasi tutti gli stessi ministri non sapevano cosa stava bollendo in pentola, una decisione presa già lunedì scorso.  La riunione dei ministri si è svolta regolarmente, fino a tarda sera, Secondo il quotidiano Haaretz, quando qualcuno ha chiesto a che punto fossero i piani per un eventuale attacco all'Iran Netanyahu ha risposto: "È già in corso".

Lo stesso sconcerto si è registrato a Teheran: secondo il New York Times, il regime si aspettava sì l'offensiva israeliana, ma solo dopo i colloqui con gli americani sul nucleare previsti per oggi in Oman, poi annullati. Resta sul tavolo l'impreparazione dell'intelligence e della politica iraniana, visto che Donald Trump aveva già predisposto una riduzione del personale diplomatico americano nella regione. "Un indicatore di qualcosa di imminente", sottolinea il Corriere. Le indiscrezioni in tal senso, però, erano state bollate come "propaganda nemica", un tentativo di innervosire Teheran per ammorbidirne le posizioni in vista del tavolo. 

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