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Da oggi l'Occidente è più sicuro grazie all'America

Com’era la storia di Trump che se ne infischia della pace e vuol consegnare il mondo ai dittatori? Il tempo è galantuomo, stavolta non abbiamo neppure dovuto aspettare tanto
di Mario Sechi lunedì 23 giugno 2025

2' di lettura

Com’era la storia di Trump che se ne infischia della pace e vuol consegnare il mondo ai dittatori? Il tempo è galantuomo, stavolta non abbiamo neppure dovuto aspettare tanto. La sua decisione di bombardare i tre siti nucleari dell’Iran non è un favore fatto a Israele e all’America, ma all’intero Occidente. Contro le previsioni dei soliti esperti che non ne azzeccano mai una, Trump ha rimesso al centro della scena internazionale la deterrenza degli Stati Uniti, la potenza di fuoco del Pentagono, un ottimo argomento contro i tiranni e i terroristi. È un avviso anche all’uomo del Cremlino, Vladimir Putin, visto che l’Iran è un alleato della Russia e il club dei suoi amici in Medio Oriente si è ristretto.

La macchina da guerra degli Stati Uniti serve ancora al mondo, più di quanto si immagini. Trump non bluffa e ora tutti lo sanno, non può ignorarlo Putin e dovrà tenerne conto anche il presidente della Cina, Xi Jinping, prima di fare passi azzardati a Taiwan e nel Pacifico. La fazione più isolazionista del movimento “Maga” è finita all’angolo, ha perso di fronte a un presidente certamente sopra e sotto le righe, ma sempre attento al risultato finale che in questo caso era quello di impedire all’Iran di avere la bomba atomica. Missione compiuta. Da ieri il Medio Oriente ha un’occasione in più per trovare stabilità, pace e benessere.

È una via scelta da molti Stati a guida sunnita, è quella aperta dagli Accordi di Abramo, è più che una speranza. Il crollo di quello che fino a poco tempo fa era l’asse della resistenza è totale: Gaza, Libano e Siria non sono più il braccio armato degli ayatollah. La strage degli ebrei del 7 ottobre 2023 secondo i piani delle belve di Hamas (e dei loro mandanti di Teheran) doveva essere l’inizio della fine di Israele, dopo 626 giorni di battaglia su quattro fronti, Bibi Netanyahu si è rivelato un eccezionale leader di guerra e Israele una nazione indomabile, con una forza morale senza uguali. La partita non è chiusa, c’è ancora molto lavoro da fare: Israele vuole (e deve) distruggere tutto l’arsenale missilistico dell’Iran e per centrare l’obiettivo occorre ancora un po’ di tempo. È questo il problema che l’Europa della bandiera bianca e della diplomazia senza artigli non riesce a capire: la campagna militare deve essere portata a termine e Israele ha tutto il diritto di mettere il punto su 40 annidi orrore. Per fare la storia, bisogna chiudere questa storia.

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