Circondato da tre cuccioli di due mesi o poco più e dalla loro mamma, una cocker spaniel inglese nera di nome Orla, il Principe William, seduto sul prato del castello di Windsor, ha festeggiato il suo quarantatreesimo compleanno. Lo scatto è stato pubblicato sui social media dalla principessa Kate: "Buon compleanno! Con affetto, C, G, C, L, Orla e i cuccioli", è la didascalia di auguri, dove le iniziali stanno per Catherine e i figli George, Charlotte e Louis. British come il Sunday roast e la fissa per la puntualità, aristocratica da dinastie perché la razza ha storicamente accompagnato i duchi nelle battute di caccia per stanare le beccacce, la cagnolina è arrivata nella famiglia reale nel 2020: un regalo del fratello di Kate, James Middleton, che di mestiere fa l’allevatore.
Beata Orla: tra le fortune della cagnolina non c’è solo quella di avere ettari di terreno su cui scorrazzare e filari e cespugli da nasare, di mangiare in una ciotola in porcellana, di potersi evitare incontri con capi di stato e viaggi diplomatici, e non correrà il rischio di portare la corona fino a novantasei anni. Soprattutto, la biologia che le è toccata in sorte le consente di fregarsene degli attivisti dei diritti degli animali, che hanno criticato il principe e la principessa di Galles perché l’han fatta figliare. La Peta, l’associazione per il trattamento etico degli animali, e basta il nome per capire che alla fondazione, trent’anni fa, c’è stata una falcidia d’intelletto e di senso del ridicolo, ha infatti definito la coppia reale «fuori dal mondo» per aver «sfornato una cucciolata» quando i canili sono pieni di cani disperati in cerca di una casa. I reali sono «complici del sovraffollamento dei rifugi», ha detto la vicepresidente della Peta britannica Elisa Allen, militante dell’isteria collettiva di oggidì che tratta gli animali domestici come figli e che s’imbroda nello slogan “icanisonomegliodellepersone” (l’associazione conta oltre 9 milioni di membri a livello mondiale).
Peta, inoltre, dimostra di essere di solide convinzioni ma di poche letture (e un po’, ma soltanto un po’, ci viene da compatirli: gli inglesi sono ingabbiati dai laburisti e dal radicalismo woke, dal deficit troppo alto e dall’aumento delle tasse, e il primo ministro Keir Starmer non fa che cedere voti): mentre spopolano le associazioni per i cani randagi, il rischio è di perdere per strada quelli di razza. Son ben 36 le razze che rischiano di sparire dalla faccia della terra. L’allarme è stato lanciato tempo fa dal Kennel Club, la più grande organizzazione del Regno Unito dedicata al benessere dei cani. Il numero di esemplari delle razze made in England è diminuito del 30%. E non è solo questione di mode, come il bassotto o il bulldog francese per i milanesi. Per salvare le lontre, hanno quasi ammazzato l’Otterhound, cane allevato sin dagli inizi del XIX secolo per stanare il grazioso animale da pelliccia. Ma il divieto di caccia ha avuto come effetto collaterale il primo posto dell’Otterhound nella lista delle razze in via di estinzione. Beata Orla due volte: è libera anche da paturnie di questa fatta. Il cocker spaniel, complice la pubblicità da sangue blu, è più popolare che mai.