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Berlino torna bellicista ma i tedeschi non credono alle ricette di Merz

L’economia ristagna, l’automotive va in tilt e la fiducia dei consumatori crolla. Il cancelliere spera di risollevare il Paese anche rimettendo il servizio di leva
di Carlo Nicolato giovedì 28 agosto 2025

3' di lettura

L’economia tedesca ristagna, le casse dello Stato traballano, il sistema pensionistico rischia di andare in tilt, la fiducia dei consumatori crolla, l’estrema destra avanza e imbocca la corsia di sorpasso; lontano, ma neanche tanto, risuonano tamburi di guerra e Berlino rispolvera la leva (semi) obbligatoria. L’unica salvezza è ormai il riarmo, «avremo l’esercito più forte d’Europa», ha detto il cancelliere Friedrich Merz, «un esercito che rappresenterà la maggiore economia europea». Quella Germania che fondava la sua crescita economica sull’energia quasi gratis che arrivava dalla Russia, su accondiscendenti rapporti con Putin, che si permetteva di non investire il proprio enorme surplus e viveva, per così dire, di rendita, che imponeva religioso rigore sul debito, che spalancava le porte agli immigrati per pagarsi le pensioni, che chiudeva le centrali nucleari, che spendeva poco più dell’1% del Pil in armi barricandosi dietro la sua costituzione pacifista post bellica, quella Germania di Angela Merkel non esiste più. Ha fallito su tutti i fronti. L’ultimo crollo appunto riguarda l’esercito il cui obbligo di servizio era stato cancellato nel 2011 dalla stessa Cancelliera e che il suo successore ed ex rivale di partito ha reintrodotto con certi toni da suprematista che non promettono nulla di buono.

Per il momento, ha detto Merz, non si tratta di leva obbligatoria ma volontaria con l’obiettivo di trasformarla in obbligatoria qualora non si raggiungessero gli obiettivi di reclutamento. Dagli attuali 182mila soldati e 49mila riservisti della Bundeswehr, Berlino punta ad arrivare ad almeno 260mila militari e 200mila riservisti operativi, per un totale di 460mila uomini e donne. Di obbligatorio c’è comunque già qualcosa, la compilazione di un questionario su forma fisica, competenze e interessi che sarà inviato a casa di ogni giovane tedesco e una visita medica a partire dal luglio del 2027. Per il reclutamento è stata decisa una campagna sui social che punta a pubblicizzare i vantaggi dell’arruolamento, come uno stipendio minimo di 2.300 euro al mese, l’assistenza sanitaria gratuita e altri vantaggi come il supporto per ottenere la patente di guida. Il governo ha anche approvato formalmente la creazione di un nuovo consiglio nazionale per la Sicurezza e misure per proteggere meglio le forze armate da attacchi informatici, sabotaggi e altre minacce. Tanto per far capire l’aria che tira contemporaneamente all’annuncio, ad Hannover, è stata inaugurata quella che diventerà la più grande fabbrica di munizioni d’Europa.

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Con il riarmo la Germania punta a rilanciare un’economia alla canna del gas, che ha nell’automotive il suo punto più dolente. Solo qualche giorno fa i nuovi dati economici hanno attestato una situazione perfino peggiore del previsto con un calo del Pil dello 0,3% rispetto al trimestre precedente, contro lo 0,1% atteso. Anche i settori manifatturiero e delle costruzioni hanno registrato una performance al ribasso: le esportazioni di beni sono diminuite dello 0,6% rispetto al trimestre precedente, la spesa per macchinari e attrezzature è diminuita dell’1,9%.

I dati shock pubblicati all’inizio di agosto hanno mostrato che la produzione industriale tedesca è scesa a giugno al livello più basso dalla pandemia nel 2020. Nel corso dell’ultimo anno l’industria automobilistica tedesca ha tagliato un totale di circa 51.500 posti. Quasi il 7% della forza lavoro impiegata nel settore, mentre nell’intero settore industriale germanico la forza lavoro si è ridotta del 2,1%, con l’espulsione di 114mila lavoratori. La metà dei quali lavorava proprio nelle fabbriche automobilistiche. A dimostrazione del malessere generale, anche i dati sulla fiducia dei consumatori tedeschi, crollata di 23,6 punti.

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Tutto questo mentre il governo sta cercando di tamponare per quanto possibile gli errori fatti sul lato immigrazione. Il ministro dell’Interno Alexander Dobrindt ha annunciato in queste ore che da inizio maggio, da quando cioè la coalizione si è insediata, sono stati respinti alle frontiere oltre 10mila immigrati irregolari, dei quali 550 richiedenti asilo. «Si è sparsa la voce e ne stanno arrivando meno», ha assicurato il ministro. I controlli alle frontiere dovrebbero terminare a metà del mese prossimo ma una proroga è molto probabile, almeno fino a giugno del 2026 quando secondo Berlino dovrebbe entrare in vigore il nuovo Patto Ue sulla migrazione e l’asilo. Serviranno queste misure a fermare l’arrembante avanzata dell’Afd? Domenica scorsa si è, per così dire, festeggiato il decimo anniversario del famoso discorso di Merkel, quello che apriva le porte agli immigrati. Il suo piano prevedeva una situazione temporanea, masi è trasformata in un’invasione che ha cambiato i connotati del Paese e ha portato l’Afd a essere, secondo gli ultimissimi sondaggi, il primo partito del Paese con il 26%.

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