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Russia e Cina, il comunismo è tornato ed è più pericoloso di prima

di Antonio Socci sabato 6 settembre 2025

4' di lettura

La sinistra in Italia è traumatizzata. Questo spiega l’esasperazione dei toni, ogni giorno più aggressivi e più demagogici. Ha visto crollare tutte le sue certezze. In breve tempo i compagni hanno perso le elezioni e il governo, vedendo insediarsi a Palazzo Chigi la leader della destra Giorgia Meloni. Hanno visto sgonfiarsi tutte le loro nefaste previsioni di crisi internazionale e di crollo dell’esecutivo di centrodestra (si è verificato esattamente il contrario). Poi hanno perso la loro stella polare Usa con il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. Infine è scomparso papa Francesco che loro consideravano «il principale leader della sinistra» (D’Alema dixit).

A questo si aggiunga la crisi, galoppante, dei governi europei guidati da “progressisti” (a cominciare da Macron) e quella della Commissione europea di Ursula von der Leyen, attaccata perfino dai suoi storici sostenitori. A cosa aggrapparsi per non sprofondare? A Gaza. Ecco che la vicenda di Gaza (che poi, è uno dei 56 conflitti in corso nel mondo) diventa la nuova mitologia di una sinistra allo sbando. Questo è il vero motivo della sceneggiata marinara in corso. Per condurre la crociata, modello Brancaleone, devono indicare Israele come il Male, parlando meno possibile di Hamas e delle sue orrende imprese. E devono “bombardare” continuamente il presidente americano Trump che poi è l’unico che abbia provato davvero a costruire la pace (né l’Onu, né la Ue, né altri lo hanno fatto).

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Il “bombardamento” politico-mediatico contro Trump alla sinistra viene facile, perché riesuma l’antico odio antiamericano dei decenni post-bellici. Prova - per questa crociata contro Usa e Israele – ad appoggiarsi ai Paesi europei, ma è difficile per la crisi politica che incombe su molti di loro (con il crollo nei sondaggi dei loro leader), per la loro irrilevanza che li costringe a cercare aiuto negli Usa e per la loro retorica bellicista.

A maggior ragione dopo l’impressionante vertice dell’Anti-Occidente a Tianjin, a cui oltretutto ha partecipato (e ha esternato) Massimo D’Alema che rappresenta il Pci, la storia della sinistra: è il primo (e per ora unico) politico proveniente dal Pci che sia stato Capo di un governo in Italia. Il problema è enorme. Anche perché pure nella crociata Brancaleone per Gaza, come simbolo della lotta al “colonialismo occidentale”, la nostra sinistra si trova in “sinistra” compagnia. Quella di Tianjin. E qui occorre saper leggere la storia che si è rimessa in movimento.

Dopo il 1989-1991, con il crollo dei regimi dell’Est, si è dato per morto e sepolto il comunismo. Trent’anni dopo eccolo di nuovo sulla scena mondiale più forte e pericoloso “che pria”. Il nazional-stalinismo di Putin, con il capital-comunismo della Cina di Xi, hanno di fatto coalizzato una parte di mondo che è oggi maggioritaria sia come popolazione che come Pil. Ed è pericolosa dal punto di vista militare. Come e perché è accaduto? La risposta, al solito propagandistica, della sinistra mediatica e politica è: per colpa di Trump. Ma è il contrario. Trump è il primo che ha capito e ha cercato di portare via la Russia dall’abbraccio con la Cina, ma la sinistra mediatica e politica l’ha accusato di aver steso il tappeto rosso al leader russo in Alaska.

Anche sull’India. Prima hanno accusato Trump di non mettere sanzioni contro Mosca per indurla a trattare sull’Ucraina. Quando poi Trump lo ha fatto, imponendo dazi all’India perché importa petrolio dalla Russia, lo hanno accusato di aver spinto l’India nelle braccia della Cina (sciocchezza storica perché quel processo di avvicinamento è iniziato almeno nel 2020). La verità è che a far risorgere il drago comunista è stata la classe dirigente Dem degli Stati Uniti. È dall’amministrazione Clinton, negli anni Novanta, che si è trasformata la Cina nella “fabbrica del mondo”, con la finanziarizzazione dell’occidente che ha perso così, le sue industrie e i suoi posti di lavoro, impoverendo lavoratori e ceto medio. Così ha creato e ingigantito la ricchezza e la forza del regime comunista cinese.

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Ed è sempre la classe dirigente Dem che – invece di seguire l’intuizione del premier italiano Berlusconi (vedi Pratica di Mare), aiutando la progressiva democratizzazione della Russia- ha scelto la strada opposta, con l’espansione a est della Nato, con la trasformazione dell’Ucraina in un avamposto anti-russo (dal 2014) e il sogno, alla fine, di far implodere la Russia. Si è ottenuto di far rinascere l’aggressività nazionalista e comunista e di riportare Putin alle sue origini che sono nel comunismo e nel Kgb. Così è tornato il comunismo nel mondo.

Ora il problema è enorme e si pone a tutto l’occidente. Anche perché uno degli esiti di quella folle globalizzazione partita negli anni Novanta è la crisi di un sistema economico che gli Stati Uniti non possono più sostenere. Sono gli anni dei neocon e dei liberal, dei Dem e dei repubblicani alla Bush, che hanno creato il problema. Non certo Trump che sta cercando di trovare rimedi, sia pure con i suoi modi bruschi. Ovviamente tutto ciò ha un risvolto planetario perché l’America non può (e non vuole) più fare il gendarme del mondo. È anche per questo che Trump vorrebbe dare alla sua presidenza una connotazione pacificatrice.

Se i Paesi della Ue avessero capito – o capissero – che occorre affiancare il presidente Trump in questa strategia, rafforzando l’occidente e non dividendolo, cercando di adoperarsi per trattative di pace e non soffiando sul fuoco (come a volte è accaduto), potrebbe riprende forma un nuovo Occidente e ritrovare un ruolo prezioso nel mondo. Ma per capire questo bisogna chiedersi cosa è l’Occidente e quali sono i valori con cui si identifica. Questo è il problema. Il vicepresidente americano Vance lo ha posto, ai leader europei, nel suo discorso di Monaco, ma, a parte Giorgia Meloni, pochi hanno apprezzato. Anzi, nella boria che connota le cancellerie della Ue, l’hanno giudicato un discorso provocatorio. Così si condannano all’irrilevanza oggi e al crollo domani.

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