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Il pasticcio inglese: i leader di sinistra alzano le tasse e poi non le pagano

Starmer, Rayner e non solo: ecco quello che i giornali italiani non scrivono
di Corrado Ocone domenica 7 settembre 2025

3' di lettura

I giornali italiani non ne hanno dato notizia oppure sono stati molto vaghi parlando di uno “scandalo sulla casa” e concentrandosi solo sul rimpasto politico che è seguito alle dimissioni di Angela Rayner da vice premier in Gran Bretagna (compiacendosi che esso fosse tutto “al femminile”). In verità lo “scandalo” è stato un vero e proprio terremoto che ha minato la residua credibilità di un governo laburista, in profonda crisi e ormai ampiamente superato nei sondaggi dal Reform di Farage.

Le circostanze in cui poi la faccenda è venuta alla luce, un vero e proprio Watergate dei nostri giorni, mostra come una stampa indipendente e con la capacità di condurre inchieste senza arrendersi alle prime difficoltà o ai diktat del potere possa ancora oggi svolgere quel ruolo di “cane da guardia” che è stato suo proprio nelle democrazie anglosassoni.

Tutta la vicenda si è consumata nel giro di una settimana. È stato infatti il Telegraph a dare per primo la notizia, a fine agosto, dell’evasione fiscale della Rayner, la quale, pur di non pagare le tasse dovute, ha fatto figurare come residenza principale la sua casa al mare, nell’esclusivo quartiere di Hove nella contea di Brighton, appena comprata.

Come nella più classica delle situazioni, la prima reazione della politica inglese, che era fino a ieri uno dei pesi massimi del partito laburista, accreditata da molti addirittura come futuro premier, è stata quella di negare tutto e definire illazioni senza fondamento le notizie diffuse.

Il partito ha fatto quadrato attorno a colei che, per ironia della sorte, aveva nel governo Starmer anche la delega all’edilizia abitativa. Il ministro dell’istruzione, Bridget Philipson, si è richiamato addirittura alla difesa di un presunto “diritto alla privacy”. Ovviamente il Telegraph non si è fermato e ha continuato a tempestare di domande la Rayner, che si è vista costretta ad ammettere tutto mercoledì scorso addossando ogni responsabilità a una consulenza fiscale errata da parte dei suoi avvocati. Ma, come suol dirsi, la toppa non ha fatto che allargare il buco: contattato lo studio legale del vice premier, gli avvocati hanno negato di averle fornito qualsiasi tipo di consulenza, accusandola di voler cercare un “capro espiatorio”. Scavando ancora, i giornalisti hanno poi scoperto che in dichiarazioni ufficiali precedenti la Rayner aveva dichiarato agli uffici preposti che la sua prima casa era nella contea di Manchester, cioè nel suo collegio elettorale. Senza contare che l’ex vicepremier beneficiava per lo più di un appartamento di cortesia nel centro di Londra, sul quale, pur essendo a carico dei contribuenti, avrebbe dovuto comunque pagare l’imposta comunale se la casa al mare non fosse stata considerata la sua residenza principale. Raggiunti dai cronisti, i vicini di casa hanno confermato che la Rayner a Hove non si era mai vista, tranne un breve periodo trascorso lì con il nuovo compagno (la Raynar è divorziata ed ha due figli). Insomma, nel giro di poche ore, fra mercoledì e giovedì scorso, la sua posizione è diventata insostenibile e Starmer non ha potuto che chiedere le sue dimissioni. Quanto ai conservatori, la loro mossa è stata di deferirla al gran giurì dei ministri per comportamento immorale. La questione è politica. Basti pensare che la tassa sui secondi immobili era stata aumentata fortemente dal nuovo governo nell’autunno scorso proprio per fare una cosa di sinistra, in contrasto con i progetti di detassazione di liberali e conservatori. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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