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Corruzione, decrescita e irrilevanza internazionale: così la sinistra affossa i Paesi guida d'Europa

di Daniele Capezzone sabato 6 settembre 2025

3' di lettura

Il sogno bagnato dei nostri progressisti è sempre il medesimo da quando, a ottobre 2022, Giorgia Meloni li ha battuti: ridurla alla condizione di paria internazionale, di grande appestata, naturalmente in quanto «fascista», «figlia di M», «onda nera», «ultradestra» e via delirando.

E cosa accadeva, durante le più cupe pestilenze medievali, ai poveri lebbrosi? Veniva loro imposto un umiliante e rumoroso campanello, un sonaglio che avvertisse gli altri viandanti del possibile arrivo – sulla loro strada – di un malato contagiosissimo, dunque da evitare. Per la sinistra di oggi, esattamente questa doveva essere la sorte di Meloni sulla scena internazionale: tenuta a distanza, guardata con sospetto, in ultima analisi messa ai margini delle foto di gruppo.

Di tutta evidenza, le cose sono andate all’inverso: Meloni – piaccia o no – è diventata una specie di rockstar internazionale, mentre a uno a uno tutti i campioni e i campioncini dei nostri compagni italiani sono finiti nei guai.

La frase l’avete sentita tutti almeno una volta: «La sinistra riparta da...». E i puntini di sospensione potevano essere riempiti a piacere indicando di volta in volta la Spagna o la Francia, il Regno Unito o la Germania. Ecco, senza alcun compiacimento, siamo arrivati al punto per cui quei quattro paesi stanno messi l’uno peggio dell’altro.

Il premier laburista britannico Keir Starmer è forse quello messo peggio di tutti, ed era stato presentato come l’alfiere della sinistra moderata. Risultato? Una valanga di tasse, una vicepremier costretta ieri a dimettersi per aver pagato meno imposte del dovuto sull’acquisto di una casa («che figura di m...», avrebbe chiosato Emilio Fede), islamizzazione galoppante, immigrazione fuori controllo, sondaggi in picchiata, e, nelle praterie dell’opposizione, un Nigel Farage la cui avanzata pare inarrestabile. Per sovrammercato, c’è un gigantesco problema di libertà di parola: un comico è stato addirittura arrestato per dei post su X critici verso i collettivi trans. E la Gran Bretagna, come si sa, è (è il caso di dire: era) la nazione che ha insegnato al mondo a combattere contro la cen sura.

In Spagna, l’altro eroe della sinistra, Pedro Sanchez, è nei guai fino al collo. La famiglia lambita da inchieste giudiziarie, la maggioranza appesa a un filo, e un evidente ricatto politico da parte dei gruppi indipendentisti, i cui voti sono ormai decisivi.

A Parigi, Emmanuel Macron è alla disperazione: l’8 settembre prossimo può cadere il secondo governo che aveva patrocinato dall’Eliseo (il sacrificato sarà il grigio Bayrou), mentre alle presidenziali del 2027 il centrodestra sembra per la prima volta in grado di stravincere, sempre ammesso che non si debba già anticipare un altro voto, quello per le legislative. Non solo: sono previste manifestazioni di piazza piuttosto accese. E a quel punto non è improbabile che dall’Eliseo si tenti una mossa da ultima spiaggia: drammatizzare la situazione, renderla sempre più tesa, per imporre l’alternativa “o Macron o il caos”. Piccolo dettaglio: i francesi detestano Macron a tal punto che potrebbero preferirgli perfino il caos.

E a Berlino? La navigazione del cancelliere Friedrich Merz (cristianodemocratico con alleati i socialdemocratici dell’Spd) è partita da pochi mesi, dopo l’incidente dei numeri mancati al primo colpo. E tuttavia non si tratta certo di un avvio scintillante: la sua Cdu è scesa al 25%, scavalcata - come primo partito - dalla demonizzatissima Afd, schizzata in avanti di 6 punti (dal 20 al 26%) da febbraio a oggi. Morale: non c’è ovviamente nulla da festeggiare per le disgrazie altrui.

Sarebbe - da parte nostra - altrettanto sciocco rispetto alle assurde speranze di fallimento del centrodestra italiano che dominavano a inizio legislatura le pagine della stampa italiana organica alla sinistra (quasi tutta). Ma un pizzico di onestà intellettuale imporrebbe a tutti di scattare una fotografia a fuoco: nel contesto europeo, l’Italia è oggi il Paese messo meglio. Per qualcuno è forse una brutta notizia? Il dubbio può sorgere...

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