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Adolf Hitler, il pretesto del Fuhrer per invadere la Polonia

I nazisti usarono l'incidente di Gleiwitz per la loro propaganda. E lo stesso fece poi Stalin
di Marco Patricelli giovedì 11 settembre 2025

3' di lettura

Nell’agosto1939 Adolf Hitler aveva sottolineato come intendeva procedere contro la Polonia, con parole riportate da Albert Speer nelle sue memorie: «Non ripeteremo l’errore del 1914. L’importante è di riuscire ad accollare la colpa alla parte avversa». Per addossarle la responsabilità del conflitto il piano era pronto sin dall’8 agosto, a ennesima conferma della preordinata volontà bellica del Terzo Reich.

Il casus belli era stato ideato dal capo del Sicherheitstdienst (SD, la sezione dello spionaggio delle SS) Reinhard Heydrich. Qualche decina di SS bilingue perché provenienti da territori di confine o contesi, con uniformi e armi polacche, avrebbero assalito la stazione radio di Gleiwitz, nei pressi della frontiera, per lanciare da lì slogan antitedeschi che avrebbero giustificato lo scoppio della guerra come risposta alle provocazioni polacche. Di quell’unità speciale era comandante il capo della Gestapo di Oppeln, Emanuel Schäfer, e non, come si è creduto e scritto per decenni, lo Sturmbannführer-SS Alfred Naujocks, cui era accomunato dalla profonda fede nazista. Con l’Operazione Tannenberg, come era stata denominata, la Wehrmacht, sondata con mille cautele, si era rifiutata di averci a che fare, e così i servizi segreti dell’Abwehr: l’ammiraglio Wilhelm Canaris, si era limitato a fornire le uniformi polacche senza neanche voler sapere a cosa servissero, pur potendo immaginarlo.

La Polonia per ben tre volte è stata falsamente accusata di aver provocato la seconda guerra mondiale. La prima, dai tedeschi, col finto incidente di Gleiwitz. La seconda dai sovietici, con Stalin che creò la versione della responsabilità e dell’avventurismo sconsiderato della classe dirigente militare, degli aristocratici e del clero (classi sociali che lui avrebbe praticamente azzerato con stragi, fucilazioni e deportazioni di massa) per lo scoppio della catastrofe globale. La terza in epoca recentissima da Vladimir Putin, che si è riappropriato della propaganda comunista plasmandola sul presente, per manipolare la storia e caricare sulla Polonia atteggiamenti proiettati sui risvolti della guerra russo-ucraina. Altro che sconfinamenti provocatori di missili e di droni, ed escalation politico-militare.

L’Operazione Tannenberg a Gleiwitz, diabolica ma maldestra, raggiunse il suo scopo e l’opinione pubblica manipolata dai nazisti attraverso giornalisti e osservatori distratti, abboccò all’amo. La stazione radio sta trasmettendo quando, attorno alle 20 del 31 agosto, riferisce di un attacco polacco a Gleiwitz. Poi c’è l’irruzione dei “polacchi”. Uno di essi afferra il microfono dei bollettini meteo d’emergenza e urla gli slogan antitedeschi accuratamente preparati, esortando i polacchi della Slesia a ribellarsi. Nessuno può sentirli perché Gleiwitz ripete solo il segnale, ma i tedeschi questo non lo sanno. Poi c’è una sparatoria e una dozzina di cadaveri in uniforme rimane sul terreno nei pressi della stazione. I corpi sono quelli di prigionieri nei lager uccisi con un’iniezione letale. Servono ad avvalorare la messinscena. Le autorità tedesche convocano subito i giornalisti stranieri accreditati e alcuni membri del corpo diplomatico, mentre Radio Colonia diffonde la notizia che l’attacco è stato respinto dalle forze di polizia. Persino la BBC, proverbiale per autorevolezza, rilancia questa notizia, pur non essendoci né foto né video. Alle 4.45 dell’indomani scatta il Fall Weiss, l’invasione della Polonia, senza neppure la dichiarazione di guerra. Alle 10.07 Hitler sale sulla tribuna della Kroll Opera Haus di Berlino e annuncia: «La Polonia, questa notte, ha dato ordine ai suoi soldati di aprire il fuoco. Dalle 5.45 di questa mattina , noi spariamo a nostra volta. A partire da questo momento, a ogni bomba risponderà una bomba». Tutto secondo copione.

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