Per ora è solo un'ipotesi, ma è già sufficiente per mettere in agitazione il governo italiano. Per ovvie e condivisibili ragioni. Il presupposto è che le intelligence di vari Paesi - tra cui Usa, mondo arabo, Europa e la stessa Israele - stanno studiando un piano per far cessare immediatamente l'intervento di Israele a Gaza City. La proposta consisterebbe nel trasferire i vertici di Hamas in Tunisia. In questo modo verrebbe meno la causa scatenante dell'invasione israeliana. Uno scenario preoccupante per Roma, però. Il motivo? Si ritroverebbe uno dei più terrificanti gruppi terroristici nel giardino di casa, a pochi chilometri dalle coste italiane.
Come spiega La Stampa, il primo timore riguarda la tenuta della Tunisia, un Paese che da anni è sul filo del rasoio e che può precipitare da un momento all'altro nel caos come è accaduto alla Libia nel 2011. Ma non finisce qui. Il possibile arrivo di Hamas - un gruppo terroristico così potente e strutturato - fa temere lo sviluppo di nuove dinamiche criminali. Facciamo chiarezza. Approdando sulle coste del Nordafrica, Hamas potrebbe impadronirsi del traffico di essere umani e destabilizzare così il nostro Paese, storicamente alle prese con il problema dei flussi migratori. Come se ciò non bastasse, i servizi segreti temono una ripresa del terrorismo islamico in Occidente, innescato facilmente dalla guerra in Medio Oriente. Hamas perciò potrebbe fare proselitismo tra tanti disperati provenienti dall’Africa musulmana e creare reti terroristiche in Nord Africa e in Europa.
Una possibilità insidiosa per il nostro Paese e per il governo italiano, che si trova chiamato a trovare una soluzione al conflitto a Gaza e, al tempo stesso, a tutelare i propri interessi. D'altra parte, Roma non potrà certo affossare una decisione che verrebbe condivisa dalla Tunisia e da altri potenti alleati. Sullo sfondo resta lo scenario ipotizzato da Donald Trump, ovvero quello di una "deportazione di massa" degli abitanti della Striscia sempre in Tunisia. Ma anche in questo caso, significherebbe ritrovarsi una marea di disperati pronti a tutto pur di raggiungere l'Occidente e quindi il nostro Paese.