La crisi ucraina continua a intrecciarsi con una spirale di tensioni che coinvolge non solo il fronte di guerra, ma anche i Paesi confinanti e gli alleati Nato. Si pensi alla recente vicenda in Polonia, lo sconfinamento di droni russi sul proprio territorio, abbattuti dalle difese aeree. Inquietanti campanelli d'allarme. E si pensi anche a quanto accaduto alla vigilia, ieri, giovedì 18 settembre, con Vladimir Putin che ha ricordato, minaccioso, di avere attualmente schierati in Ucraina 700mila soldati. Parole che hanno spinto Donald Trump a reagire con decisione: "Sono profondamente deluso da Putin", ha premesso. Dunque il presidente degli Usa ha parlato esplicitamente di "terza guerra mondiale", affermando di essere al lavoro per evitarla.
In questo contesto già incandescente, si inserisce anche l'ultimo fronte, quello che si è aperto tra il Cremlino e la Danimarca. Mosca accusa Copenaghen di utilizzare l’isola di Bornholm, nel Mar Baltico, come piattaforma per minacciare la sicurezza russa, in particolare quella dell’enclave di Kaliningrad. A sostenerlo e denunciarlo è stato l’ambasciatore russo in Danimarca, Vladimir Barbin, in un’intervista al quotidiano Izvestia, riportata dall’agenzia russa Tass.
"Bornholm è rimasta un’isola di pace per molti anni e anche durante la Guerra Fredda non era teatro di preparativi militari, contribuendo alla stabilità del Baltico. Tuttavia, oggi la Danimarca la utilizza per generare minacce alla sicurezza della Russia, inclusa Kaliningrad", ha premesso Barbin.
La replica danese non si è fatta attendere. Il governo di Copenaghen ha confermato di voler dispiegare sull’isola un reggimento permanente e un sistema mobile antinave, annunciando anche l’arrivo di armamenti di precisione a lungo raggio. "Questa scelta rafforzerà la capacità di difesa della nazione e aumenterà la deterrenza della Nato e dei suoi alleati", si legge nella nota diffusa mercoledì. Se ne evince che Copenaghen reputa assai più che concreta la minaccia russa.
Il rafforzamento del fronte orientale europeo resta al centro dell’agenda politica non solo dei Paesi scandinavi, ma anche delle repubbliche baltiche. Da Vilnius, il ministro degli Esteri lituano Kestutis Budrys ha sottolineato: "Le azioni mirate dell’Unione europea per rafforzare la sua difesa e la sua sicurezza sono una necessità assoluta nell’attuale contesto. Dobbiamo consolidare i confini orientali dell’Ue, perché è da lì che dipende la sicurezza dell’intero continente".
Budrys ha inoltre ribadito l’urgenza di maggiori finanziamenti europei per rafforzare la linea difensiva nei Paesi baltici, facendo esplicito riferimento al cosiddetto “muro di droni” già in fase di progettazione e di cui ha parlato Ursula von der Leyen nel recente discorso sullo Stato dell'Unione. Durante il bilaterale con il commissario europeo per la Difesa e lo Spazio, Andrius Kubilius, si è discusso anche del sostegno all’Ucraina e dell’integrazione dell’industria bellica ucraina con quella dei Paesi membri dell’Unione. Un quadro in perenne evoluzione. Un contesto che appare sempre più esplosivo e pericoloso.