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Verso il processo a Begoña Gómez Sanchez annaspa

di Dario Mazzocchi giovedì 25 settembre 2025

3' di lettura

Il termine legale è malversazione di fondi pubblici, reato che configura l’utilizzo illecito di contributi o finanziamenti pubblici. Ed è l’accusa con la quale ieri è stata rinviata a giudizio Begoña Gómez, moglie del primo ministro spagnolo Pedro Sánchez: secondo il giudice Juan Carlos Peinado, avrebbe fatto uso indebito di risorse pubbliche affidando alla sua assistente Cristina Álvarez, dipendente dello Stato, compiti attinenti alla sfera personale e non al suo ruolo istituzionale. Una vicenda che coinvolge anche il delegato del governo per la città di Madrid, Francisco Martín, che tra il 2021 e il 2023 ha ricoperto il ruolo di segretario generale dell’Ufficio del primo ministro.

Salvo ricorsi, l’imputata dovrà comparire di fronte a una giuria popolare, che sarà incaricata di decidere se sia colpevole o meno. Nel frattempo, la notizia ha contribuito ad alimentare l’acceso dibattito politico che perseguita Sánchez: è sempre più lunga la lista di persone a lui vicine finite al centro di indagini e procedimenti giudiziari. Dalle influenze indebite alla corruzione, dalle tangenti ai contratti irregolari, i nomi comprendono il fratello del primo ministro, David Sánchez, l’ex segretario organizzativo del Partito socialista spagnolo, il potente Santos Cerdán León, nonché l’ex ministro dei Trasporti, José Luis Ábalos Meco, oltre a una serie di imprenditori con forti legami con gli esecutivi guidati da Sánchez.

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Nata a Bilbao nel 1975, Begoña Gómez (il nome, pur essendo spagnolo, è molto diffuso nei Paesi Baschi per motivi di venerazione religiosa) ha lavorato a lungo nel mondo della consulenza e poi in quello accademico, diventando direttrice dell’IE Africa Center, istituito dall’IE University per promuovere l’innovazione e l’imprenditorialità sociale nel continente africano, e occupandosi di «trasformazione sociale competitiva» alla Universidad Complutense de Madrid. Un curriculum orientato a temi progressisti. Lei e Sánchez si sono sposati civilmente nel 2006 e hanno due figlie, Carlota e Ainhoa. Ufficialmente non ha alcun incarico pubblico; spesso viene apprezzata per il suo profilo sobrio e defilato, limitandosi a mostrarsi in momenti importanti come cerimonie e – ovviamente – campagne elettorali. D’altro canto, lo scorso anno è comparsa in diverse inchieste per traffico d’influenze e corruzione tra privati (lettere di raccomandazione e rapporti con aziende poi beneficiarie di contratti pubblici). Indagini per le quali è stata chiesta l’archiviazione dalla Procura, ma il giudice d’istruzione ha proseguito raccogliendo nuovi atti. Un momento molto delicato nella vita della coppia: il 24 aprile 2024 Sánchez si prese del tempo per riflettere sul proprio futuro politico, per poi scegliere di restare in carica cinque giorni più tardi, schierandosi a difesa dell’integrità della moglie e denunciando un clima di «accerchiamento mediatico-politico». Un accerchiamento che lo perseguita anche in Parlamento, complice la risicata maggioranza con cui il primo ministro tiene in piedi il governo: proprio ieri è stata bloccata l’iniziativa di affidare alla Catalogna la gestione amministrativa dei flussi migratori, cardine dell’alleanza tra socialisti e Junts per Catalunya di Carles Puigdemont. A far saltare l’accordo è stato il no di Unidas podemos, ex alleato nella legislatura precedente. «La teoria della persecuzione giudiziaria non funziona più», ha commentato ieri il leader del Partito popolare, Alberto Núñez Feijóo: se le responsabilità penali andranno accertate in tribunale, «quella politica di Sánchez è già provata». E nemmeno la moglie ne è immune.

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