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Flotilla, il piano Idf: pronti i commandos della Shayetet 13

di Andrea Tempestini sabato 27 settembre 2025

2' di lettura

La Flotilla tira dritta, nemmeno le parole di Sergio Mattarella spingono i pro-Pal a più miti consigli. E così, tempo giusto qualche giorno, il confronto con Idf sarà inevitabile: l'obiettivo è forzare il blocco navale, le conseguenze potrebbero essere disastrose. Ovvio, però, che la missione per bloccare la Flotilla non può essere una normale operazione navale: è un crocevia di scelte militari e pressioni politiche, e tutti i livelli dello Stato israeliano lo sanno. Anche perché logisticamente, arginare decine di barche civili che proveranno a sfidare il blocco marino, è un problema: non tanto per l'impossibilità di fermarli, anzi, ma piuttosto per la possibilità che si verifichino gravi incidenti. Il tutto in un contesto internazionale in cui tutti gli occhi sono lì, sulla Flotilla.

Lo Stato maggiore israeliano e il premier sono informati dei pericoli — sia sul piano operativo sia su quello diplomatico —, ma secondo quanto trapela la linea impartita da Benjamin Netanyhau è netta: impedire che la Flotilla Sumud raggiunga le coste di Gaza. Per giorni le autorità hanno seguito i movimenti della spedizione, monitorando dall’alto e predisponendo uno schema di intervento studiato in dettaglio. 

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Secondo indiscrezioni di stampa rilanciate dal Messaggero, quando le navi pro-Pal arriveranno a tiro di quelle Idf, a condurre le operazioni saranno i commandos della Shayetet 13, l’unità navale d’élite israeliana: forze addestrate a interventi clandestini, abbordi tattici e operazioni subacquee, spesso paragonate ai Navy Seal statunitensi per livello di addestramento e riservatezza. La Shayetet 13 ha già un lungo passato operativo su questo terreno, ed è l’unità che storicamente è intervenuta in simili contesti. 

Il piano operativo, come emerge dalle ricostruzioni, prevede pattugliamenti a diverse miglia dalla Striscia e azioni di interdizione contro ogni natante che tenti di forzare il blocco. Alcuni analisti ipotizzano che gli abbordi possano avvenire anche al di fuori delle 12 o 24 miglia tradizionali — in acque considerate dalla difesa come parte della zona economica — rendendo l’operazione ancora più complessa sotto il profilo giuridico e politico. 

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Il disegno operativo israeliano, però, non si dovrebbe limitare al semplice stop: stando alle indiscrezioni, tra i fini c'è anche il controllo dei natanti, con l’intenzione di condurli verso porti israeliani — Ascalona è citata come possibile destinazione — e di affidare agli equipaggi due scelte: sottomettersi al sequestro dei mezzi o vedersi notificare l’arresto. In qualche caso, viene anche evocata la possibilità che alcuni scafi vengano confiscati o resi inservibili, insomma affondati. La tensione è alle stelle, la Flotilla naviga, l'Idf ha un piano. Tutto da scrivere, però, l'epilogo di un azzardo che potrebbe rivelarsi catastrofico, sotto ogni punto di vista.

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