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Flotilla, rientrano già 25 italiani. Altri 15 non firmano: cosa li aspetta

di Ignazio Stagno sabato 4 ottobre 2025

2' di lettura

Altro volo, altro rientro. Un primo gruppo di 26 cittadini italiani fermati sulla Flotilla sta per lasciare Israele con un charter. Lo rendono noto fonti del ministero degli Esteri specificando che i connazionali sono già stati trasferiti in una base aerea dalla quale saranno imbarcati su un volo per Istanbul. Altri 15 italiani fermati in Israele, aggiunge la Farnesina, non hanno firmato il foglio di via e dovranno attendere l’espulsione per via giudiziaria, una procedura che richiede tempi più lunghi. Il ministero, come già annunciato ieri, ha dato comunque disposizioni all’ambasciata d’Italia di chiedere immediatamente migliori condizioni di detenzione per i connazionali ancora trattenuti in Israele.

E intanto, sugli scioperi in Italia legati alla Flotilla, è intervenuto il capogruppo di Fdi, Lucio Malan: "Le manifestazioni sono rispettabilissime e difenderemo sempre il diritto a tenerle, a differenza di alcuni governi come quello dell''illuminato' Macron che non le permette, e lo sono anche gli scioperi, costituzionalmente garantiti. Ma queste mobilitazioni non sono di solidarietà per Gaza, sono per la Flotilla e contro il governo italiano, che al popolo palestinese non ha fatto nulla di male", spiega al Corriere della Sera. Malan si sofferma sugli slogan che vengono ripetuti ai cortei. "Qui si dice, perfino in Parlamento a volte, che noi siamo complici di un genocidio. Alzando il livello dello scontro - aggiunge -, perché c'è chi potrebbe sentirsi autorizzato ad attaccare, a uccidere perfino, chi è 'complice di un genocidio'".

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Per Malan, "il pericolo sono gli antisemiti che ritengono di ammazzare degli ebrei perché altri ebrei in altri Paesi esprimono idee inaccettabili. Si ha tutto il diritto di criticare prese di posizione, tanto più se estreme e inaccettabili, ma ritenere normale la reazione di uccidere persone pacifiche perché appartenenti alla stessa fede è cosa ben diversa". Durante le manifestazioni contro la guerra in Vietnam, "a nessuno veniva in mente di prendersela col governo italiano - osserva -, che pure era stretto alleato degli americani. Perché c'era un senso della realtà che oggi è andato completamente perso".

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