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Francia, a quale agonia la condanna Macron

Le decisioni del galletto rischiano di minare il futuro del Paese. Il nodo della Finanziaria e le prospettive
di Mauro Zanon giovedì 9 ottobre 2025

3' di lettura

Ci vorranno ancora 48 ore per conoscere il nome del nuovo primo ministro francese, ma l’ipotesi di uno scioglimento dell’Assemblea nazionale e ritorno alle urne sembra allontanarsi. Ieri sera, Sébastien Lecornu, capo di governo uscente, si è presentato sul palco di France 2 per esporre i risultati delle ultime trattative richieste dal presidente della Repubblica, Emmanuel Macron, con l’obiettivo di definire «una piattaforma d’azione e di stabilità per il Paese». «Ciò che posso dire questa sera è che la maggioranza assoluta dell’Assemblea nazionale rifiuta lo scioglimento, perché è consapevole che non porterebbe ad alcuna soluzione. Ci sono diversi gruppi disposti a trovare un accordo su un bilancio comune», ha dichiarato Lecornu nel quadro del telegiornale delle 20, prima di aggiungere: «Sento che una via d’uscita è possibile». La via è quella di nuova squadra di governo che «dovrà essere completamente priva di ambizioni presidenziali per il 2027», ha sottolineato il premier uscente. Non sarà più lui il primo ministro. «Ho rassegnato le dimissioni lunedì mattina, ho accettato di lavorare 48 ore in condizioni non facili, ritengo che la mia missione sia terminata», ha dichiarato Lecornu, annunciando che il presidente Macron dovrebbe nominare un nuovo primo ministro «nelle prossime 48 ore».

Sulla riforma delle pensioni, che assieme alla “taxe Zucman”, la supergabella annuale del 2% per i patrimoni superiori ai 100 milioni di euro, era una delle conditio sine qua non poste dal Partito socialista (Ps) per firmare un patto di non-censura, Lecornu ha detto che «bisognerà trovare il modo di aprire un dibattito». Il primo ministro dimissionario ha poi annunciato che lunedì verrà presentata una proposta di manovra finanziaria e ci «sarà molto da dibattere» per dotare la Francia entro il 31 dicembre di una legge di bilancio. L’ennesimo coup de théâtre del romanzo politico macronista è arrivato martedì sera, quando Élisabeth Borne, ex premier e attuale ministra dell’Istruzione dimissionaria, ha aperto a una “sospensione” della riforma delle pensioni, che lei stessa aveva fatto approvare nel 2023 quando era alla guida dell’esecutivo. . Ieri mattina, su France Info, il primo segretario del Ps, Olivier Faure, ha parlato di «passo in avanti». Poco dopo Faure ha incontrato Lecornu a Matignon, sede del governo. «Bisogna trovare una via d’uscita a questa crisi. Siamo pronti a esserne gli artefici», ha detto Faure ai giornalisti al termine del colloquio con Lecornu, prima di aggiungere: «Abbiamo detto al primo ministro che siamo tra coloro che vogliono sbloccare la situazione».

Lecornu in tv, l'ultima farsa di Macron: "Nuovo premier in 48 ore"

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I toni concilianti del Ps verso Lecornu hanno suscitato l’indignazione di Jean-Luc Mélenchon, leader della France insoumise. Su X, il líder maximo della sinistra radicale francese ha denunciato «lo sconcertante sostegno di Olivier Faure al salvataggio» di Macron e del suo «sistema». Bruno Retailleau, ministro dell’Interno uscente e presidente dei Républicains (Lr), nonché colui che domenica sera ha precipitato la caduta del Lecornu I con un tweet, ha ribadito ieri al telefono al presidente Macron che il prossimo premier non dovrà essere «né socialista né macronista». Il leader dei gollisti, secondo una fonte a conoscenza dei colloqui sentita dal Figaro, ha inoltre manifestato a Macron la sua assoluta contrarietà alla sospensione della riforma delle pensioni «sotto la pressione della piazza».
«Creerebbe un precedente pericoloso», secondo Retailleau. Anche all’interno della maggioranza uscente l’annuncio di Borne ha colto di sorpresa molte persone. Per l’ala liberale di Renaissance, il partito macronista, mettere in pausa la riforma delle pensioni significherebbe «dilapidare» l’eredità del macronismo e soprattutto «mettere a repentaglio l’equilibrio delle finanze pubbliche», in un momento in cui gli occhi di Bruxelles e dei mercati finanziari sono tutti puntati sulla Francia. La leader del Rassemblement national, Marine Le Pen, ha denunciato «lo spettacolo desolante» offerto dalla maggioranza macronista in questi giorni e si è detta determinata a «sfiduciare tutti i governi finché non ci sarà lo scioglimento» dell’Assemblea nazionale.

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