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Gaza, "freddo e pioggia". Ma attorno alla Striscia sole e temperature miti

di David Zebuloni martedì 18 novembre 2025

3' di lettura

Dopo un breve periodo di tregua, non solo militare ma anche e soprattutto mediatica, la nostalgica stampa italiana e internazionale torna a parlare di Gaza. Una Gaza, questa volta, non vittima di bombardamenti, ma di catastrofi naturali dovute a piogge torrenziali prive di precedenti.

Le immagini che arrivano dalla Striscia mostrano infatti la disperazione dei gazawi davanti a tende allagate, a materassi, coperte e vestiti inzuppati. Immagini strazianti di bambini scalzi immersi in profonde pozzanghere di sporca acqua piovana. E dopo un breve ma intenso periodo di amnesia collettiva circa il destino del Medio Oriente, ecco che il sentimento pubblico si stringe ancora una volta attorno alla causa palestinese, e l’ostilità a Israele cresce immediatamente in modo inversamente proporzionale, come se il governo di Benjamin Netanyahu fosse responsabile non solo della guerra terminata con l'auspicato accordo promosso da Trump, ma anche delle condizioni climatiche che colpiscono la Striscia più famosa del mondo.

Tuttavia, la realtà non è mai, o quasi mai, come sembra. Specie in Medio Oriente. Se in Europa, infatti, le temperature calano e sfiorano grandi a una sola cifra, il clima nella porzione di terra compresa tra “il fiume e il mare” è ancora estivo. Ad Ashdod, per esempio, ovvero nel sud di Israele, a soli 35 km da Gaza, negli ultimi dieci giorni il tempo è stato generalmente mite e prevalentemente soleggiato con temperature diurne intorno ai 20-25 gradi Celsius. Il 16 novembre, ad esempio, la mattina è stata serena con 19°C, mentre durante il giorno si è raggiunta una temperatura intorno ai 24°C. Ci sono state alcune giornate con cielo parzialmente nuvoloso o nebbia, ma complessivamente il clima è stato stabile.

E a Gaza? Negli ultimi dieci giorni il tempo è stato caldo e generalmente soleggiato, con temperature diurne che hanno oscillato tra i 24 e i 28 gradi Celsius. Non si sono registrate precipitazioni significative nella città, sebbene il clima sia stato influenzato da venti moderati da nord-nordovest. Vi è stata qualche nuvolosità sparsa, ma il cielo è rimasto prevalentemente sereno. Tuttavia, secondo alcune fonti importanti da citare, mentre il centro urbano di Gaza ha visto un clima stabile e asciutto, nelle periferie ci sono effettivamente stati episodi di pioggia.

In sintesi, nell’ultima settimana a Gaza sono state registrate delle temperature elevate e un clima prevalentemente secco in città, con condizioni di maltempo localizzato in alcune zone periferiche. Dunque, non una crisi ambientale che colpisce l’intero territorio palestinese, ma un fenomeno climatico circoscritto ad alcune aree specifiche della Striscia. Una puntualizzazione, questa, necessaria non per sminuire o peggio dubitare del dramma umanitario gazawo, ma per gettar luce sull’ennesimo tentativo di raccontare la guerra attraverso una narrazione che spesso si polarizza, con toni assolutistici che semplificano uno scenario complesso e impediscono una comprensione sfumata degli eventi.

Tutta Gaza soffre, tutta Gaza è colpita, tutta Gaza è allagata. È questa la narrazione che ha dominato la stampa negli ultimi due annidi guerra, soprattutto quando si parlava di carestia. Di fame. Tutta Gaza è affamata. Ma la realtà era più complessa. Numerosi bar e ristoranti hanno continuato ad aprire nella Striscia anche dopo il 7 ottobre. Un esempio emblematico è il Nutella Sweet & Café, inaugurato il 1° settembre nel quartiere di Al-Rimal, dedicato a dolci e bevande a base della celebre crema alle nocciole. Le prime immagini, diventate virali sui social, mostrano interni moderni e clienti che si godono cappuccini e crêpes, ricordando che, nonostante la guerra, la vita quotidiana non si è mai fermata.

E non è tutto. La propaganda non ha mai smesso di diffondere materiale falso spacciandolo per vero: immagini manipolate e ritoccate ad arte. Anche in quest’ultimo caso, quando si è parlato di presunte piogge torrenziali che avrebbero colpito l’intera Striscia. «Questa foto è stata scattata in Siria, a Idlib, nel gennaio 2021, durante l’alluvione al campo profughi di Kefer Lusin», hanno scritto su X alcuni esperti di debunking (come l’acccount a nome Max Nordau), riferendosi a un'immagine pubblicata in questi giorni dal fotografo palestinese Osama Abu Rabee come se fosse relativa all’attualità. Una tragedia reale di anni fa usata oggi per manipolare l'opinione pubblica, sfruttando la sensibilità dell'Occidente. L’immagine fasulla è stata cancellata ma restano altre, fotografie e filmati, che mostrano effetti di alluvione sui campi profughi. Dove siano state girati i video e scattate le fotografie resta un bel mistero.

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