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L’idea chiave della protezione simil-Nato

Da mesi, quasi in solitudine in Italia, questo giornale suggerisce prudenza e sangue freddo sul dossier russo -ucraino, sconsigliando di sparare a palle incatenate contro Donald Trump
di Daniele Capezzone sabato 22 novembre 2025

3' di lettura

Da mesi, quasi in solitudine in Italia, questo giornale suggerisce prudenza e sangue freddo sul dossier russo -ucraino, sconsigliando di sparare a palle incatenate contro Donald Trump. Da parte dei media italiani, le scelte sono spesso bizzarre su questo tema, con uno strambo bipolarismo tra gli adoratori di Putin (che non osano criticarlo nemmeno dopo i più efferati attacchi contro i civili ucraini) e gli odiatori di Trump. Questi ultimi amano definirsi “moderati”: ma, se amano la moderazione, dovrebbero esercitarla anche nel giudizio su Trump, verso il quale invece i commenti sono sempre smodati, eccessivi, liquidatori.

Si dà per scontato- da quelle partiche la Casa Bianca voglia mollare l’Ucraina ai russi, che Trump sia pronto a svendere Kiev. Ecco: questo è tecnicamente falso. Fu falso durante il primo mandato Trump, quando gli Usa, con preveggenza, rifornirono l’Ucraina di quei missili javelin che poi si sarebbero rivelati determinanti per la difesa dagli attacchi di Mosca. Ed è falso anche stavolta: sia pure con oscillazioni retoriche, Trump finora non ha affatto ceduto a Putin. Se avesse voluto farlo, avrebbe accettato in fretta e furia di vederlo a Budapest uno o due mesi fa. Al contrario, evitando che la partita negoziale rimanesse solo nelle mani del suo amico Witkoff, Trump ha affidato il dossier alla sapienza politica (e all’indiscutibile atlantismo) del segretario di Stato Marco Rubio, già artefice della tessitura di tregua a Gaza.

E da questo lavoro è venuta fuori la bozza americana della quale si sta discutendo adesso, e della quale sono circolate due versioni. Documento che - nella prima versione - è discutibile in diversi aspetti, e per alcuni profili è anche penalizzante per l’Ucraina: non solo sul piano delle concessioni territoriali, ma soprattutto rispetto a un’ipotesi di dimezzamento dell’esercito di Kiev. Attenzione però: in base alla seconda versione, come contropartita rispetto ad alcune dolorose rinunce, Kiev otterrebbe uno scudo prezioso, una protezione futura “simil-Nato” pur senza entrare a far parte dell’Alleanza. E questo sarebbe un risultato di straordinaria importanza per gli aggrediti: per non tornare a subire un’aggressione ulteriore tra qualche mese.


Il lettori di Libero ricorderanno che questa era esattamente la proposta (brillante e politicamente efficace) avanzata per prima da Giorgia Meloni: un meccanismo simile all’articolo 5 del trattato Nato (soccorso dell’Alleanza al paese aggredito) pur in assenza di una membership Nato dell’Ucraina. Ecco dunque che i 28 punti della bozza andrebbero visti nel loro complesso, non spezzettati mettendo sotto la lente di ingrandimento solo le parti più sfavorevoli per Kiev. E tutto va ovviamente negoziato. Da questo punto di vista, Kiev è parsa più ragionevole rispetto ad alcuni commentatori italiani.
Quanto invece al trio Starmer-Macron-Merz, da ieri quei leader fanno circolare l’ipotesi di un loro “contro-piano”. Ora, se si tratta di rafforzare Kiev nella trattativa, tutto può essere utile; ma il rischio di far saltare l’iniziativa americana andrebbe scongiurato. La strada maestra è avvicinare le due sponde dell’Atlantico: non certo allontanarle. In questo senso, non pare saggio alzare la voce senza avere carte reali da giocare, mentre gli ucraini, pur non nascondendo insoddisfazione per alcuni punti del documento, si sono dichiarati pronti a discuterlo. Un approccio costruttivo e intelligente.
Da ultimo, c’è Trump, con le ossessioni che scatena invariabilmente tra i suoi odiatori. I quali, nella loro furia, non si accorgono di contraddirsi. Se è vero (come sostengono nei giorni pari) che il vanaglorioso Trump pensa solo al Nobel per la pace da conseguire l’anno prossimo, come si può (nei giorni dispari) affermare che il presidente Usa spinga per un accordo capestro? Trump - al contrario - è il primo a non aver bisogno di un accordo qualsiasi, e meno che mai di un accordo umiliante per gli ucraini, ma di una buona intesa. Magari non la migliore in astratto, ma - questo sì - la migliore concretamente possibile nelle condizioni attuali. Dunque, calma e gesso. Tutto si può discutere, e tutto è ovviamente negoziabile. Ma senza farsi possedere dal pregiudizio e dall’ostilità preconcetta.

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