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Trump a Mamdani, "puoi dire sì": fegati rossi spappolati

di Mauro Zanon domenica 23 novembre 2025

3' di lettura

 L’entente cordiale, direbbero i francesi. Talmente cordiale da far dire al New York Times che per un pomeriggio «il fascista» Donald Trump, 79 anni, e «il comunista» Zohran Mamdani, 34 anni, erano soltanto «due ragazzi originari del Queens», diversi in tutto, certo, ma con la voglia di creare un rapporto costruttivo per il bene degli Stati Uniti. Venerdì, il neoeletto sindaco di New York, il socialista e musulmano Mamdani è stato accolto alla Casa Bianca dal suo inquilino, il tycoon repubblicano, rieletto alla guida degli Stati Uniti.

E l’incontro è andato sorprendentemente bene, nonostante una campagna elettorale per la guida della Grande Mela in cui se n’erano dette di tutti i colori. Mamdani aveva definito Trump «un despota», l’inquilino della Casa Bianca aveva bollato il futuro sindaco come «un comunista», sostenuto con vigore il rivale Andrew Cuomo, e minacciato di mandare nella metropoli la Guardia Nazionale, oltre che tagliare molti dei fondi federali alla città se il candidato democratico fosse stato eletto. È stato Mamdani, che entrerà in carica il 1° gennaio 2026, a chiedere l’incontro svoltosi venerdì, per parlare dei problemi più impellenti della città. Quando un giornalista ha chiesto a Trump se si sentisse pronto a vivere a New York con Mamdani al comando, lui ha risposto «assolutamente sì», e sembrava sincero. «Soprattutto dopo questo incontro», ha aggiunto, seduto dietro la sua scrivania, mentre il sindaco trentaquattrenne era in piedi alla sua destra, il tutto sotto lo sguardo attento di una statua di George Washington.

«È diverso. Ha l’opportunità di fare qualcosa di veramente straordinario per New York», ha continuato Trump, prima di aggiungere: «Siamo d’accordo su molte più cose di quanto avrei pensato».

Nel loro colloquio, durato poco più di mezz’ora, si sono concentrati sugli obiettivi comuni per il bene dei cittadini di New York piuttosto che sulle cose che li dividono. E quando una giornalista, durante la conferenza stampa ha chiesto a Mamdani se pensava che Trump fosse «un fascista» si è prodotto un simpatico siparietto che ha fatto sorridere tutti. Mentre Mamdani iniziava a rispondere, Trump lo ha interrotto dicendo: «Puoi dire semplicemente di sì, è più facile che stare a spiegare. Non è un problema». Ma l’intesa amichevole mostrata due giorni fa nello Studio Ovale è anche figlia della convenienza: l’uno ha bisogno dell’altro.

Mamdani, alle prese con il deficit del bilancio comunale, ha bisogno dei fondi federali (7 miliardi di dollari all’anno) e non vuole che Trump invii le truppe della Guardia Nazionale a New York. Trump, scosso dai dati negativi sull’economia, cerca, come ha sottolineato Axios, cerca di beneficiare dell’aura di Mamdani in particolare nell’elettorato under 40 e ha tutto l’interesse ad avere buoni rapporti con il primo cittadino di una città nella quale ha molti affari e proprietà, tra cui la Trump Tower, sulla Quinta Strada, e la Trump Park Avenue.

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